E se no?

Ricordo una storiella raccontatami da ragazzino. Una di quelle cose a metà fra la parabola d’insegnamento e l’aneddoto spiritoso, tipiche della cultura contadina, che facevano sorridere e, allo stesso tempo, avevano una loro morale.

Once upon a time, nella piazza di un paese dell’Appennino, una vecchia tabaccheria. A gestirla era un’anziana signora, piccola di statura e delicata d’aspetto. In questo negozio, tutte le sere all’approssimarsi dell’ora di chiusura, entrava un giovane, spavaldo e arrogante, che, con tono duro e il mento ben alto, si rivolgeva alla tabaccaia dicendole: “dammi tre sigarette (che a quel tempo erano vendute anche sfuse), o se no…”. La donna, spaventata, gli dava ogni volta quanto chiedeva e s’affrettava, appena lui usciva, a chiudere la porta.

La storia andava avanti da un bel po’ di tempo, quando la signora si trovò a parlarne, quasi vergognandosene, con un suo nipote. Il ragazzo, a sentire quanto la nonna raccontava, si inquietò non poco, e chiese, anzi, pretese, di conoscere il nome dell’avventore minaccioso. La donna cercò di non dirglielo, per paura di gesti inconsulti da parte del nipote verso quel cliente, ma il ragazzo insistette. Alla fine, lei gli disse il nome.

“Quello lì?”, esclamò il ragazzo. “Ma quello è tutto e solo chiacchiere. Facciamo una cosa, e non opporti. Questa sera, prima che tu chiuda, verrò anch’io, mi nasconderò nel retro e lo aspetteremo insieme”. La nonna provò a resistere, ma alla fine dovette accettare la proposta del nipote.

E così fu. Il ragazzo si nascose nel retro e aspettò. Poco prima dell’orario di chiusura della tabaccheria, l’atteso cliente si presentò come al solito. E come al solito: “dammi tre sigarette, o se no…”

“E se no?”, disse il nipote dell’anziana uscendo dal retro del negozio. Imbarazzato, spaventato e stupito per la presenza del ragazzo, l’avventore indietreggiò un poco dal bancone: stette in silenzio, cercando le parole giuste per rispondere, e impiegò qualche istante a trovarle.

Ma prima di raccontare la sua risposta, lasciate anche a me un attimo per dirvi perché m’è tornata in mente questa storia. Ci pensavo ieri sera, leggendo le parole dei tanti esponenti del Pd contro i dissidenti interni ed esterni sul cammino delle riforme. Quasi che si volesse dire: “nessuno s’azzardi a fermare l’azione del Governo, o se no…”.

Per esempio, in questi giorni e in tali circostanze, scopriamo che, Serracchiani docet, non può esistere libertà di coscienza sulle modifiche costituzionali, e quindi, in sintesi, “o si vota come dice il partito, o se no…”. Che, in un certo senso, è pure vero: votare il combinato disposto di nuovo Senato e Italicum, conduce verso una deriva ipergovernista o presidenzialista, approdo indirettamente non escluso dalla ministra Boschi in un’intervista rilasciata ad Avvenire,  e quindi il dissenso non può essere “in coscienza”, ma incentrato sulla visione politica di queste riforme. Però, se si può votare solo come decide il partito, che è come ha deciso il segretario e come è stato ratificato dalla direzione, che a stragrande maggioranza è fatta di tutte le donne e gli uomini del segretario, che fine fa l’indipendenza di mandato del parlamentare?

In ogni caso, “o si fa così, o se no…”. O si vota la destituzione di Letta, o se no…, o si sostituiscono Mineo e Chiti in Commissione, o se no…, o si approva il “decreto Poletti” come piace a Sacconi, o se no…; mai uno che chieda: “e se no?”.

Questo, va detto per precisione, in Italia, perché, a livello europeo, temendo di trovare qualche nipote non disposto a veder minacciata la nonna, Renzi è andato provvisto di minacce più definite e meglio circostanziate. Del tipo: “o votate la Mogherini, o se no vi beccate D’Alema”; che da politico da rottamare viene così promosso a rottame contundente.

Comunque, per ritornare al di qua delle Alpi, “o si fa come dice lui, o se no…”. Un modo assurdo di fare politica, che dovrebbe essere anche mediazione, non minaccia o, peggio ancora, ricatto. Però, nessuno sembra vedere la follia di un simile metodo assunto a regola; sarà lo Zeitgeist dei tempi moderni, evidentemente.

Ah già, quasi dimenticavo: come rispose il cliente della tabaccheria? Bene, da guappo consumato, non si scompose più di tanto alle parole del ragazzo e, sempre indietreggiando con l’occhio alla porta, rispose: “se no, me ne vado”.

Certo, Renzi mai risponderebbe così. È il presidente del Consiglio, non può mica lasciare quando vuole irresponsabilmente. E poi, anche per i critici e per i dissidenti, potrebbe essere dura dover vedere finire un Governo con Alfano e Lupi e una maggioranza con Formigoni e Giovanardi.

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