Triste, asustado y, tal vez, final

“Ma avrebbe il dovere di parlare, se ritiene che la riforma costituzionale sia cattiva”, chiede Antonello Caporale a Sergio Zavoli. E questi: “È spaventosa, lo so”. Al che, l’intervistatore insiste, come stupito dalla risposta: “Lo sa, però, è silente”. Ma l’anziano giornalista e senatore risponde, gelando l’interlocutore, e i lettori: “Siamo sotto ricatto. Se casca questo governo è la barbarie, il disordine politico. E c’è un alito di verità in questa paura. E questo rafferma i pensieri, riduce i propositi e consegna tutti noi stancamente a quel dopo che non vorremmo”.

Cosa può esserci di più triste di un intero sistema, non di un singolo uomo politico, sotto ricatto della paura e che per questo si arrende “a quel dopo” che, così come lo si prospetta, mai avrebbe voluto. La paura del disordine, la paura non tanto che finisca il mondo che conosce, ma che alle forme in cui quella fine è presentata non ci siano alternative, la paura del vuoto per incapacità al volo, o solo per abitudine a guardarsi la punta delle scarpe.

Cosa può esserci di più triste di un presente che si concepisce come futuro solamente eternando sé stesso, spacciandosi quale eliminazione, non superamento, del passato, senza capire che non si metteranno foglie domani se non si avranno radici nell’ieri, e che pure il tronco dell’oggi è vano se piantato fra i due vuoti del tempo del già stato e del sarà.

Cosa può esserci di più triste dello spavento finale d’un vecchio che fa da contraltare ai visi di giovani terrorizzati dal dover invecchiare. Forse, giusto l’atmosfera malinconica e dolcemente elegiaca di un genere romanzato e di una forma d’arte, quale Osvaldo Soriano disegna e condisce di ironica parodia nel suo celeberrimo romanzo a cui questo post prende in prestito, e un po’ modifica, il titolo.

Infatti, si stupisce anche Caporale, che sul finire dell’intervista dà voce alla speranza: “Aspetto di vederla con la mano alzata a prendere la parola nell’aula del Senato prima che questo palazzo venga dimesso”.

“Sono vecchio e stanco”, risponde però Zavoli. “Tutte le persone sagge sono vecchie e stanche”, prova ancora. “È il bastone che mi infastidisce”, chiude senza spazio a repliche l’autore de La notte della Repubblica.

E chissà, magari sono vecchio e stanco anch’io.

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6 risposte a Triste, asustado y, tal vez, final

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  2. Salvatore scrive:

    E noi, popolo *** (censurato, ndr), quanti *** (censurato, ndr) vecchi e stanchi ci possiamo permettere di mantenere ?
    Perchè l’illustre Sergio Zavoli, vecchio nonchè stanco, non dà un “saggio” della sua saggezza e si dimette, lasciando il posto a qualcuno magari meno saggio ma anche meno stanco ?

    • Rocco Olita scrive:

      Ma che ragionamento è? I vecchi come Zavoli sono mantenuti? E siccome vecchi devono tacere? E i giovani sono bravi solo perché tali? Guarda che Zavoli voterà le riforme della giovane Boschi, che s’è affidata, però, alle consulenze di Calderoli e Verdini: è questo il problema, non l’età.
      PS: ho censurato i due termini sostituiti dagli asterischi per “pulizia” di linguaggio, dato che non accetto parolacce e insulti rivolti non a me ma ad altri sul mio blog. Il rispetto è anche una questione di parole.

      • p scrive:

        Vorrei ricordarti che invece tu ti opponi a questa riforma in nome della democrazia e delle preferenze assieme a Minzolini e Scilipoti (ma in realtà anche Calderoli ogni tanto viene buono alla tua opposizione). Quindi come alleati di battaglia evita di guardare con scandalo solo a chi fa comodo a te. Poi sui contenuti possiamo ragionarci e concordare o meno. Buona giornata. P

        • Rocco Olita scrive:

          Dici Minzolini e Scilipoti con cui qualcuno ha sostenuto, alleandosi, il governo di larghe intese con Letta? Qualcuno tipo la Boschi e tutti quelli che oggi sono renziani? Quegli Scilipoti e Minzolini?
          Bene, io con loro non ho mai condiviso nulla, né condivido nulla oggi. Se anche loro sono contrari alla riforma del Senato, non l’ho scelto io. Mentre, con chi allearsi per farle, quelle riforme, è stato scelto da Renzi & C.
          La differenza fra stare insieme in maggioranza e condividere, da punti diversi, un ruolo oppositivo, è tutto in quel “da punti diversi”. Cioè, non è che uno è alleato di La Russa solo perché anche La Russa vota contro alla riforma del Senato, altrimenti il PCI sarebbe stato per anni un alleato del MSI, solo perché entrambi erano all’opposizione rispetto alla DC.
          Di contro, se si sceglie un compagno di strada con cui scrivere, condividere e approvare una riforma o dare vita a un’esperienza di governo, allora con quello si è alleati, per le riforme o per il governo.

  3. p scrive:

    Si, è ovvio che c’è differenza, tuttavia mi permettevo di farti notare che fare il gioco dei nomini degli impresentabili con cui ci si accoppia è abbastanza poco rilevante e si ribalta facilmente.
    E proprio a voler fare i sofisti tu non sei dallo stesso lato di Minzolini, Scilipoti solo perchè ti opponi a qualcosa, ma perchè condividete delle argomentazioni (cioè una certa visione del senato e delle preferenze, ad es.). Non ci farai un governo assieme, ma un emendamento si. Ma non prendermi sul serio: è solo un giochino retorico contro il “durismoepurismo” che aleggia 😉
    Per il resto non concordo con te, su come si è formato il governo di larghe intese, sulle alternative reali, ecc ecc, cose che hanno fatto scemare del tutto la mia originale simpatia civatiana, ma sarebbe troppo lungo e non voglio tediarti.
    Buona giornata a te. P

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