Chissà, forse è vero: se Berlusconi si avvicina a Salvini, come dice Renzi il suo Pd guadagna ancora altri voti, in arrivo proprio da quei moderati che sempre sono stati l’ossatura silente della maggioranza nel Paese.
Dopotutto, guardate bene lo scenario: la destra pare si avvii verso una radicalizzazione delle sue posizioni; la sinistra sembra smarrirsi alla ricerca di temi che fino a ieri archiviava come blasfemie da turisti della politica, e che forse proprio per questo oggi appare poco credibile nel sostenere; in mezzo, rimane il PdR, il Partido democratico di Renzi, come già lo chiamano diversi commentatori, che se non diventa pienamente centro politico come campo, almeno si pone come centro della scena, quale spazio pubblico di praticabilità del “fare politica”, inteso come mestiere dei politici.
E in questo, all’interno di una dimensione quindi in un certo senso pre-politica, si espongono e si mettono in vendita i propri prodotti più appetibili dal mercato elettorale, nel quale chi occupa la posizione migliore, quella al centro, appunto, ha le maggiori occasioni di piazzarli.
Poi, certo, c’è tutto il nuovo da creare, le risposte diverse da dare a domande differenti, le soluzioni da ricercare per problemi e bisogni che mutano nel tempo e di quelli che da tempo sono già mutati. Ma a chi interessa, chi ne ha voglia, chi ha energie da spendere, e forse perdere, in un lavoro simile che non è detto non possa fallire e lasciare quanti vi si avventurino con l’unica soddisfazione d’averci provato?
No, meglio starsene da parte e scegliere l’offerta che più ci piace nel momento in cui viene proposta, quella più glamour, quella più trendy, quella venduta meglio. E se poi non va? Beh, ne prendiamo un’altra, come al supermercato: non è questa la libertà?