Prego, favoriscano assegni e bonifici

Ho sempre difeso il principio per cui chi fa politica e rappresenta le istituzioni debba essere pagato, e bene. Come, contrariamente agli alisei demagogici e alle tramontane dei voti del Parlamento, ritengo ancora che il sistema dei partiti e delle organizzazioni politiche debba essere sostenuto con denaro pubblico (non volendo qui tediare con le motivazioni di tale opinione, rimando al mio Cara, veccia politica. Pensieri lenti in direzione ostinata e contraria).

Penso, inoltre, che la corresponsione di una quota delle proprie indennità al partito di cui fanno parte, così come un contributo per le campagne elettorali, ancor più se in presenza di liste bloccate, sia non solo giusto, ma il minimo sindacale per gli eletti.

Ma la polemica di questi giorni nei confronti di Mineo (a proposito: Corradi’, caccia li sordi) e sospetta nei tempi, preoccupante nei modi, ipocrita nelle intenzioni.

Cominciamo dai tempi. Mineo, come riporta Giornalettismo, doveva una contributo per essere stato candidato capolista al Senato in Sicilia, quindi, di fatto, per essere stato nominato senatore da Bersani. Nulla da eccepire: visto che, comunque fosse andata, lui sarebbe stato eletto e dato che lo sarebbe stato non in virtù dei voti presi da lui ma di quelli dati al Pd, è logico che gli venisse chiesto un contributo per la campagna elettorale. La cifra, per altro, 25 mila euro, è molto inferiore a quella che un candidato avrebbe speso per una campagna elettorale con preferenze in un collegio grande quanto tutta la Sicilia (che queste somme siano moralmente accettabili, è un altro discorso). Quei soldi, però, Mineo avrebbe dovuto versarli all’atto della candidatura, al massimo all’avvenuta elezione, cioè più di un anno fa. Perché la polemica esplode solo ora? C’entra con le sue posizioni di dissenso rispetto alla linea politica di Renzi e della maggioranza? C’entra con la sua assenza dalla Commissione affari costituzionali mentre si votava l’odg di Calderoli per l’eleggibilità del Senato, su cui il Governo è stato battuto? Dovremmo ora aspettarci inchieste su appartamenti a Montecarlo di oscuri cognati di Chiti e Casson o rivelazioni di una fonte diplomatica ambigua su conti cifrati ad Antigua di un cugino di terzo grado di Civati?

Nei modi, invece, è davvero preoccupante. Perché, per alimentare la caccia alla strega di Partanna, sono stati diffusi anche stralci di sue comunicazioni con la segreteria del Pd siciliano e utilizzati collegamenti di corrente, come ha fatto il quotidiano di partito Europa, connettendo, immediatamente, la discussione sui soldi alle scelte congressuali del ex direttore di Rai News 24 e leggendo una difesa d’ufficio del leader di quella mozione che nelle parole riportate nell’intervista non c’era (e nemmeno nei fatti, aggiungerei).

Nelle intenzioni, poi, è ipocrita. La polemica arriva ed è alimentata anche da voci e dichiarazioni di chi dalla politica ha tratto l’unica fonte di reddito, o di sicuro quella più redditizia. Ripeto, chi fa politica deve essere pagato. Ma da qui a far politica per esser pagati, ne passa, e tanto, sia in termini materiali che concettuali.

Però non voglio fuggire la questione. E visto che ci siamo, dico anche che se io fossi parlamentare, terrei un quarto del compenso che attualmente è riconosciuto a loro, almeno a stare ai dati riportati nell’articolo di Giornalettismo citato (e che sarebbe più del triplo di quello che guadagno oggi e sei volte di più di un assegno di pensione minima, anche del pensionato che vive nella Capitale, dato che molti mi spiegano che “vivere a Roma ha dei costi”; lo spiegassero pure a quel pensionato), e darei il resto al partito a cui fossi iscritto e che mi avesse eletto. Di più, farei di tutto perché il mio partito s’impegnasse a prevedere un contributo pubblico adeguato per le organizzazioni politiche (senza strumentali e infantili distinzioni sul deposito degli statuti), in modo da non dover chiedere cifre altissime ai candidati, e, contestualmente, fosse dimezzato l’emolumento dei parlamentari (in quel caso, ne darei ancora la metà al partito, e mi rimarrebbe ancora quel triplo di cui prima).

Questo è quello che farei io. E quindi, credo che Mineo debba onorare quell’impegno e basta. Però, probabilmente io farei così perché guadagno meno di un decimo di quello che prende un parlamentare. Quando invece un partito va alla ricerca del candidato glamour o del nome noto della tv, dello spettacolo, del giornalismo, della cultura o altro, che dia un’immagine migliore ma che però, per candidarsi, deve rinunciare al proprio lavoro retribuito il doppio, il quadruplo o anche di più, magari si possono avere risposte come quella di Mineo. Perché se a un quarantenne signor nessuno, precario a mille euro al mese, come me, ne chiedi 20 o 30 mila per una candidatura sicura a un posto da “13 mila euro netti (più 1650 come rimborso spese)”, ti risponde al volo: “dov’è che devo firmare?”. Diversamente, può non essere proprio questa la risposta di uno che, per fare il parlamentare, deve rinunciare a un lavoro da 50, 100 mila, un milione di euro al mese.

Se non ho accennato alla passione civile, allo spirito di servizio, all’appartenenza, chiedo venia, e mi scuso anche per il tono venale; ma è pur sempre di soldi che stiamo parlando, no?

E poi, vedete quanto è facile, brutto e inutile parlare di politica dal lato dei danari? Lo è se lo fa Grillo con tutti, dall’alto dei suoi redditi. Lo è se lo si fa, dal basso dei propri, contro un singolo parlamentare. Lo è, soprattutto, quando l’odore di un tempismo interessato è troppo forte per essere coperto dal richiamo al rispetto dei patti e delle regole, per quanto sempre sacrosanto.

Quindi, vogliamo giocare questa partita fin in fondo? Bene. Allora, chiediamoci e chiediamo: hanno versato tutti i circa 400 parlamentari del Pd ogni centesimo dovuto? Lo hanno fatto e lo fanno regolarmente l’esercito di consiglieri regionali, le schiere di sindaci e amministratori, le milizie nominate nelle fondazioni, nelle partecipate, negli enti, nei consorzi, nelle agenzie, e in ogni singolo ganglio del sistema pubblico controllato dai partiti e disseminato nel Paese, giornali e Rai compresi?

Sì? Prego, favoriscano assegni e bonifici. Anche in copia, ma che sia ben leggibile data e importo, grazie.

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