Almeno così uno lo sa prima

C’è stata la Liguria, con la Paita e quelle polemiche sui voti arrivati da ex e meno ex scajoliani che hanno portato all’abbandono di Cofferati, sfidante alle primarie della candidata democratica, e di Pastorino, che ha messo su una propria lista per le regionali. Adesso c’è Agrigento, dove le primarie del Pd e del centro sinistra le ha vinte un candidato, Silvio Alessi, sostenuto da Forza Italia (no, non è un errore). Nel frattempo, si sono moltiplicati i casi in molte realtà della sterminata provincia italiana, come Turate, cittadina lombarda dove il partito di Renzi e quello di Berlusconi hanno dato il via a una lista comune, pardon, “civica”, e in quasi tutte le Province, intese come enti, con la scusa della “fase costituente” (nemmeno fossero repubbliche autonome) e con la sicurezza data dal voto di secondo livello (quello in cui sono i rappresentanti a scegliere sé stessi), la coalizione di centro-sinistra-destra è divenuta la regola.

La circostanza singolare, però, non è data da queste alleanze apparentemente innaturali, ma dal fatto che, provando a metterle in discussione e a eccepirvi qualcosa, si viene considerati marziani o menagramo. In effetti, pensandoci: che male c’è? Insomma, se centrodestra e centrosinistra sono alleati dal 2011 e promettono di rimanere tali fino al 2018, e se questo schema va bene a Roma come a Bruxelles, perché non dovrebbe esser giusto anche a Genova, in Sicilia o nella provincia comasca? Per di più, in questi ultimi casi gli elettori lo sanno prima, non dopo le elezioni e magari pure una firma su una Carta d’intenti che diceva tutt’altro. Così è più trasparente, non trovate?

D’altronde, sinceramente, l’importante è vincere, perché la governabilità viene prima di quelle questioni assurde come la rappresentanza, buona per gli sfigati che non hanno mai vinto davvero o per vecchi professoroni gufi, rosiconi e pigri: qui c’è il Paese da cambiare e serve tutta la forza elettorale possibile per “fareleriformechesiaspettanodavent’anni – rifiato – echequellichec’eranoprimanonhanfatto – rifiato – ancheseorasonoproprioquelliconcuisiamoalleati – hastag – lavoltabuona”.

Certo, però, viene da pensare che non abbiano tutti i torti quelli che a questo gioco non s’appassionano più tanto. E non perché han paura di perdere, che se si sta sempre insieme è impossibile, ma perché proprio si vuole dare una speranza d’alternativa: insomma, se lì si pratica il terreno del “tutti dentro”, l’unica possibilità per fare cose diverse, rischia di essere realmente e solo il “chiamarsi fuori”.

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