Se le forze di governo han vinto pure i ballottaggi, di cosa si ha paura?

«I ballottaggi hanno sgonfiato la “bolla della paura” per il sovranismo, e cancellato l’alibi sul quale si è retta la coalizione M5S-Pd. Finora, ogni forzatura nel segno dell’emergenza e ogni decisione non presa venivano tollerate per impedire le elezioni». Così Massimo Franco, nella sua consueta nota politica sul Corriere della Sera di ieri, mercoledì 7 ottobre.  

E non ha, in effetti, tutti i torti, l’editorialista di via Solferino, a sostenere come il ridimensionamento della «sindrome Salvini» significhi, di conseguenza, anche la necessaria archiviazione, da parte delle forze di governo di quello che lo stesso giornalista definisce l’«alibi Salvini». A dire il vero, soprattutto per una di queste: il Pd. Il M5S, invece, ha ben poco da agitare lo “spauracchio sovranista”, dato che, nel caso, quello stesso orco, si parva licet, sarebbe il medesimo col quale, gioiosamente, a giudicare da quel che dicevano nel periodo del sodalizio, hanno governato insieme, votando, appassionatamente uniti, gli stessi provvedimenti che oggi, convintamente congiunti con altri, rivedono, cancellano, modificano.

Ma, per farla breve e tornare al punto da cui si è partiti, ora che i risultati elettorali, a detta degli stessi che l’han voluta e la sostengono, confermano la bontà della scelta di unire in matrimonio governativo dem e grillini, sarebbe anche il caso di metter da parte il ricatto del salvinismo alle porte e assumere e rivendicare le scelte che si fanno in nome della propria idea di politica, di economia e di società (e non ho parlato in alcun modo dello stato di emergenza per fronteggiare la pandemia da coronavirus, a scanso di equivoci; fattispecie che attiene ad altre questioni che vanno affrontate a parte, rispetto al discorso generale sull’agire del Governo).

Non solo perché «altrimenti, vincono quelli che ci piacciono di meno».   

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