Di certo non è la modestia il loro miglior alleato

Aprendo la campagna elettorale al Lingotto, Matteo Renzi ha informato i suoi compagni di partito che il principale loro avversario sarà «l’incompetenza». Concetto ribadito il giorno successivo a Milano, dove ha pure aggiunto una caratteristica per meglio definire quel rivale, e cioè il suo essersi «elevata a orgoglio». Non so se parlando dell’autoelogio dell’inesperienza avesse in mente chi, entrando in parlamento, si vantava proprio di portare in dote quello come tratto distintivo, ma è comunque indicativo di quanto il segretario del Pd pensa del partito che guida e dei suoi antagonisti: noi siamo i competenti, dice in sostanza, gli altri degli incapaci. E devo dire che se pone l’incompetenza quale avversario principale, di certo non fa della modestia il migliore alleato.

Il suo problema, e quello del suo partito, però, non è nemmeno questo. Al contrario, esso risiede nel non sapere, né potere, almeno a giudicare dal personale politico a disposizione, incarnare la narrazione di cui cercano di vestirsi. Insomma, nel vendersi come la forza politica dei competenti e capaci, scontano la presenza delle sacerdotesse dello «stile ladylike» e dei profeti del «#ciaone», per tacere della profondità degli studi condotti nelle materie su cui decretano i titolari di dicasteri importanti, quali quello del lavoro o quello all’istruzione, solo per fare degli esempi. E visto che all’ex presidente del Consiglio piace citare Benedetto Croce, commisuri a questi chi oggi il suo partito ha scelto per il medesimo incarico ricoperto dal filosofo abruzzese nel quinto governo Giolitti, e faccia sintesi e confronti.

Ma Renzi ha detto anche altro, nel suo intervento torinese. E su questo non ha tutti i torti. Anzi, non ne ha alcuno. Citando Obama, ha spiegato: «Oggi il problema è che i cittadini non si fidano più o si fidano più degli amici di Facebook che dei soggetti istituzionali». Già, e in effetti è un problema di notevole importanza e di difficile soluzione. Tra quelle possibili, immagino che però non siano da contemplare la proposta a rappresentanti istituzionali di personaggi del calibro dei vari Carbone, Poletti, Fedeli, Moretti, eccetera, eccetera, eccetera.

Perché credo che la mancanza di fiducia sia anche il frutto di quelle scelte. Insomma, io ho una cultura medio-bassa, come giustamente certifica il mio posto nella società (se diversa fosse quella, altro sarebbe questo), ma se chi è chiamato a un ruolo di cui mi dovrei fidare non ne dimostra di superiore, potete davvero biasimare il mio dubitare circa le sue competenze e l’attendibilità e la fondatezza delle decisioni in virtù di queste assunte?

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica, società e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

1 risposta a Di certo non è la modestia il loro miglior alleato

  1. Enrica Padovan scrive:

    Discuterei il tuo livello medio-basso, a me sembra ben altro. Ma, scrivendo di modestia, sei stato in tema. Il livello di questo articolo invece, a mio parere, è alto. Quando si riesce a spiegare in modo chiaro e semplice concetti che non sono da Bar Sport ma di ben altra portata, mantenendo anche un tono sereno e non rancoroso (aggettivo che piace tanto alla dirigenza PD) si raggiunge un risultato invidiabile. Per quel niente che valgono, fatti da una che il livello di istruzione scolastica ce l’ha davvero basso (per necessità e non per colpa), ti faccio i miei complimenti.

Lascia un commento