Per fortuna non è di destra

Le parole della Serracchiani le abbiamo lette tutti e commentate anche troppo: in un mondo normale, frasi di una sconclusionatezza simile si ritaglierebbero solo il tempo d’una smorfia di disappunto nel prendere il caffè udendole dall’avventore dietro di noi. Ma in un mondo normale, persone capaci di tali sintesi di triti luoghi comuni intrisi del latente razzismo di quelli che «io non ho nulla contro gli immigrati, ma…», non sarebbero ai vertici delle istituzioni e alla guida dei partiti che ancora si dicono «progressisti». Le sue precisazioni a seguito dell’attenzione destata, poi, hanno assunto i toni del grottesco, col tentativo di spiegare come non intendesse minimamente dire che uno stupro commesso da un italiano sia meno grave, però quello commesso da un richiedente asilo lo è di più.

Ma al netto del merito, o demerito, fate voi, dei fatti in sé, meno male che quelle cose le ha dette la Serracchiani. Immaginate fosse stato un Salvini, un Di Maio o un Berlusconi; articolesse scalfariane, gramellinate di biasimo, boldriniane prese di posizione contro i social-bulli neo-fascisti, cortei chiedenti quando, se non ora, hashtaggate campagne d’indignazione e amache scomodanti i valori fondanti dell’Occidente e dell’Illuminismo (che poi era roba per bianchi convinti sostenitori della poligenia, e infatti ancora oggi i suoi difensori a parole sognano un’accoglienza per migranti che lascino intatte le società che incontrano, come se non fosse dalla somma di chi arriva con chi c’era che si delinei ogni cultura). No, davvero: meglio così. Almeno ci evitiamo le consuete dosi di annoiante perbenismo borghese, chiaramente ipocrita, ché altrimenti esonderebbe rompendo gli argini del silenzio in cui, al contrario, placidamente in questa circostanza scorre.

Perché il timore che ho, e che circostanze come questa mi confermano, è che il «fascismo» che a ogni angolo scorgono i difensori dei buoni sentimenti di sinistra non sia tanto legato alle parole dette o ai provvedimenti fatti, tipo il decreto Minniti-Orlano, per dire, ma a chi a quelle e a questi presta voce e mani. Insomma, è sempre la stessa storia: si riconosce il fascista se è, fin dall’apparenza, brutto, sporco e cattivo.

Se invece chi perpetua le disuguaglianze, delinea una società in cui chi vive di privilegi non è toccato dalle sorti di quanti muoiono fra stenti, fa leggi che introducono «una giustizia minore», un «diritto diseguale» e forse addirittura «etnico» – come due senatori del partito che lo ha proposto hanno descritto il decreto di cui poc’anzi si diceva – per alcune categorie di persone, disegna sistemi nei quali il padrone possa licenziare un lavoratore senza motivi giustificati, approva norme per negare le utenze minime e persino il diritto di residenza ai poveri costretti a occupare immobili vuoti senza averne titolo, militarizza i territori pur di realizzare opere contro il volere di quanti ci vivono, sta dalla parte dei poteri forti, anche quando sbagliano, perché il sistema va tutelato dai barbari che potrebbero farlo saltare, però tutto ciò lo fa mantenendo alta l’attenzione per le buone maniere, allora no, allora è tutto a posto e la coscienza si addormenta tranquilla.

Per quanti ancora ne hanno una, ovviamente.

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2 risposte a Per fortuna non è di destra

  1. Gian Maria scrive:

    Grazie, non si sarebbe potuto dirlo meglio.
    È la ennesima dimostrazione che questi nani moretti, oggi al potere, di quelli di prima erano solo invidiosi, ma ne condividono in toto i principi…
    E spesso anche i metodi.

  2. FRANCESCO ROMANO scrive:

    Mi ricordo Sciascia, che diceva: “stiamo attenti che l’antimafia non diventi una mafia essa stessa, o utilizzi i metodi stessi della mafia” o giù di lì. Ecco, il PD ed il politically correct che lo incarna stanno dimostrando che Sciascia aveva ragione: ecco che l’antirazzismo soltanto ideologico, che crea stigma in tutti quelli che non la pensano come lui, ha creato un nuovo razzismo, molto più subdolo, raffinato, magari disponibile al “populismo” quando si è vicini alle campagne elettorali, ma che svela di fatto la sua “mascherata”. Questo è il risultato di avere dato l’Italia in mano ai politicanti (cioè esperti soltanto di trucchi e tattiche politiche, come le abilità di vincere le primarie, di inventare le leggi elettorali fasulle che premiano sempre gli stessi, di proporre il cambiamento della Costituzione per lo stesso scopo, di regalare bonus selettivi ma a quanti più possibile, le rivolte verbali contro l’Europa a scatti di convenienza, per imitare qualcun altro, etc… – ma in realtà tutti ai fini di puro consenso elettorale) invece che a veri statisti (parliamo di Einaudi o De Gasperi, o Togliatti, o Nenni, o Craxi o La Malfa) o almeno a politici veri,come erano quelli della prima repubblica, che non solo sapevano scrivere le leggi senza le vergognose marce indietro cui assistiamo negli ultimi anni ( da parte sia dei politicanti – ma anche da parte dei “professoroni” ) ma che hanno saputo gestire il paese in senso di progresso, in un contesto probabilmente più favorevole, ma sapendolo utilizzare. . Certe volte sento dire: quelli probabilmente rubavano anche, ma molto meno di oggi, però sapevano governare; ci hanno dato e saputo gestire il miracolo economico, con vantaggi per tutto il paese, che hanno saputo dare una impronta di Italia seria ai rapporti internazionali (vedi de Gasperi e gli aiuti USA, , la scelta di Togliatti sulla indizione del referendum istituzionale, la capacità di Nenni di sottrarsi al giogo del PCI realizzando il vero centro-sinistra, per esempio,…) i quali hanno impostato il welfare del quale oggi ci lamentiamo da ignoranti (perchè non sappiamo fare i conti e ci lasciamo indottrinare dai Boeri e Renzi di turno), avevano posto in rilievo il ruolo ed il prestigio dell’Italia (ci ricordiamo i rapporti di De Gasperi con gli USA la fondazione del MEC, oggi sciaguratamente EU, oppure Sigonella di Craxi, etc. … ?), avevano mantenuto la presenza di valori sociali, familiari, e diffusi anche nella scuola, che oggi ci sogniamo, senza temere che la presenza di regole potesse essere definita “autoritarismo”, … . Se oggi abbiamo le “mezze calzette”, purtroppo dobbiamo dare per scontato che i risultati sono quelli che vediamo. Nessuna capacità di vedere in prospettiva, la convinzione che avendo imparato il “loro catechismo” debbono essere promossi, senza capire che il mondo si evolve, e qualunque variabile di oggi genera conseguenze sul domani. Posso dire, senza essere offensivo, ma solo per usare un termine tecnico, che sono molto ignoranti?

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