Non avevano messo ancora da parte le coccarde e le bandiere blu della March for Europe che gli Eu citizen si son trovati a fare i conti con il primo dietrofront dopo i festeggiamenti per il rilancio dell’Unione europea in salsa romana. L’Austria, su proposta del ministro socialdemocratico della Difesa Doskozil e il sostegno di quello popolare agli Interni Sobotka, annuncia di volersi ritirare dal piano per il ricollocamento di immigrati economici e richiedenti asilo che giungono sul Continente.
Spiega Vienna a sostegno di questa decisione che il governo austriaco ha già «più che rispettato» gli obblighi europei in tema di accoglienza e sistemazione di migranti e profughi, e che quindi, se c’è qualcuno che vuol fare di più, lo faccia; loro non sono interessati a dare una mano oltre. E il fatto che a farsi promotori e sostenitori di una tale decisione siano due esponenti di forze politiche teoricamente europeiste, popolari e socialdemocratici, appunto, rende meglio l’idea di quanto i sorrisi e le strette di mano di una settimana fa in Campidoglio fossero solo il consueto trionfo dell’ipocrisia. Per questo molti cittadini d’Europa sono sempre più tentati da dare il proprio voto a quelle forze politiche che, apertis verbis, si dicono contrari alle frontiere aperte e agli accordi di solidarietà reciproca fra le nazioni della Ue: perché almeno non dissimulano i reali intendimenti.
Come i Sepolcri del Foscolo servivano per quanti li potevano guardare da fuori, non certamente per quelli che vi erano dentro, così gli accordi firmati dai capi di Stato e di Governo europei sembrano fatti a uso dei commentatori più o meno interessati, non certo per il senso di quello che realmente racchiudono. Ed è triste doverlo constatare puntualmente, lasciandoci sbattere contro tutte le illusioni o semplicemente le idee che qualcuno poteva nutrire o accogliere.
Parte della disillusione, dopotutto, nasce precisamente da questo tradimento delle aspettative. E il crescere del consenso a quelli che ne contestano i princìpi, ahimè, non può essere credibilmente contrastato da quanti, con il loro agire quotidiano, dimostrano di non credere affatto in quello che dicono, promettono e certificano firmando intese e controllando che tutti l’abbiano parimenti e doverosamente fatto.