E l’idea che siano sbagliate le politiche?

“Queste elezioni dicono con chiarezza che con il Renzi 2 non si vince. Devo tornare a fare il Renzi 1. Infischiarmene dei D’Attorre e dei Fassina e riprendere in mano il partito”. Così il presidente del Consiglio, in un dialogo con Massimo Gramellini per la Stampa, spiega la sua visione del risultato elettorale, confermando che, in ogni caso, la ragione del risultato è per lui legata al gradimento o meno della sua figura, con buona pace della modestia.

Ora, a parte che è curioso il suo riferimento a D’Attorre e Fassina (“chi?”), Renzi non dice “abbiamo perso, me ne assumo la responsabilità”, ma “non abbiamo vinto, perché ho dovuto sacrificare la mia immagine, vincente, per una più dimessa e governante, perdente”. Pur tralasciando l’ipertrofia dell’ego che ammala il giudizio del segretario del Pd, l’idea che a convincere o meno gli elettori a credere, votandolo, in un progetto politico sia, appunto, la sua valenza politica, non lo sfiora proprio?

In questo non è solo. Lo stesso intervistatore, probabilmente suggerendo così all’intervistato una parte della lettura, giorni fa aveva spiegato che, a parer suo, chi aveva votato per Renzi “alle primarie e dato il 40% dei voti europei” al partito da lui guidato, lo aveva fatto “per avere Matteo”. In quest’ottica, però, la politica pare, secondo il premier e il vicedirettore del giornale torinese, non contare assolutamente più nulla, basta la figura del capo, e su quella, o contro di quella, si concentrano le attenzioni degli elettori.

Un po’ riduttiva come tesi, non trovate? Ad esempio, se ho smesso di votare Pd rinunciando anche a esserne iscritto, non è perché Renzi mi sia antipatico (che è vero, però è vero da sempre, pure al tempo delle Regionali e delle Europee dello scorso anno), ma perché, nel frattempo, ha inanellato una serie di scelte che non ho condiviso (aggiungiamoci la considerazione che, nel farle, lo stesso capo del Governo ha spiegato che le faceva perché aveva avuto i voti per fare proprio quelle e precisamente in quel modo).

Così come, per continuare negli esempi, in alcune realtà che il Pd amministrava da anni, molti cittadini non hanno rivotato quel partito perché non ne hanno condiviso argomenti e modi di gestione del potere cittadino o regionale, dalla Sicilia a Venezia, dalla Liguria a Matera. Renzi (e mi rendo conto che quanto sto per dire potrebbe stupire lui e qualche suo supporter, a cui va preventivamente un tenero abbraccio) non è tutto: nel male e nel bene. Ma è emblematico.

Lui è stato la risposta giusta per il Partito democratico in questa fase, perché questa era la domanda che lo stesso soggetto politico poneva: vincere, e poche chiacchiere. A qualunque costo e con qualunque soluzione, ci si deve “abituare a vincere”. Solo che – e lì è la domanda a rivelarsi sbagliata – non è in quella risposta che sta il principio e il fine della vittoria, ma nelle questioni politiche. Perché l’interrogativo che poneva il partito era l’interrogativo di chi di in quel partito è parte in causa, e spesso riguardava più le proprie sistemazioni che la risoluzione delle problematiche generali.

Vincere era tutto per chi con tutte le forze lo anelava, per diventare assessore, sindaco, parlamentare, ministro, consigliere, eccetera, eccetera, eccetera, non per fare cose diverse da quelle che venivano fatte dagli altri. Tanto è vero che, appena colto quel risultato, dalle politiche nazionali a quelle cittadine passando per il livello regionale, dalle questioni del lavoro e della scuola a quelle della pianificazione urbanistica e dell’ambiente e fino al rapporto fra chi amministra e le leggi, nella pratica politica e nell’idea a questa sottesa, sostanziali differenze se ne sono viste poche.

Ecco perché in molti hanno disertato le urne o scelto di votare per altri. Proprio perché le sorti, d’immagine o di carriera, del leader o dei suoi epigoni di turno, sinceramente e con tutta franchezza (e considerato che delle proprie essi sempre meno, in concreto, si preoccupano), a chi doveva e deve dare il proprio consenso non interessavano e non interessano minimamente.

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