La presa d’atto

Povero Fassina. Davvero: lui che è stato il primo a pagare, dimettendosi da viceministro mentre quasi tutti saltavano sul carro di Renzi, ora deve anche prendersi i fischi in conto terzi. Però, come dar torto a quegli insegnanti che dicono “non voteremo mai più Pd o che gli chiedono “fateli cadere”, “mandateli a casa”?

Una docente spiega all’incolpevolmente malcapitato deputato dem il perché di quella rabbia: “dovevamo vincere, sì, la sinistra non vinceva più. E la risposta è stata Renzi”. Il suo governo, le sue politiche. Già. E gli esponenti del nuovo corso renziano, cosa spiegheranno ai campani? “Dovevamo vincere, e la risposta è stata un’alleanza con Carlo Aveta”? E ai siciliani? “Dovevamo vincere, e la risposta è stata il modello Enna, al fianco di chi stava con Cuffaro e Lombardo”?

Perché qualcuno sorrideva sarcastico quando provavo a spiegare che in molti, uno a uno, si stavano stancando dei continui attacchi a tutto ciò che per loro rappresentava lo scopo e il fine della politica, e iniziavano a chiedersi se, per tutto quello che stavano guardando accadere, bastavano gli insulti o dovevano pure dare il loro voto.

D’altronde, adesso il Pd s’è approvato da solo l’Italicum del “vinciamo-di-sicuro-perché-noi-siamo-i-più-forti-e-gli-altri-son-divisi”, non ha rivali e non teme nessuno, può fare a meno di tutti quelli che erano il suo elettorato; ormai guarda ad altri. E se i “vecchi” protestano, scendono in piazza, scioperano, la nuova classe dirigente se ne frega, anche se oggi va di moda dire che se ne fa una ragione.

Siamo franchi: il Partito democratico non ha avversari in Parlamento e nel panorama politico, lo ha dimostrato in tutte le cose che gli interessavano, asfaltando ogni resistenza si parasse innanzi. Se sceglie una strada piuttosto che l’altra, sul lavoro, sulla scuola, sull’ambiente, finanche sulle forme e la sostanza della democrazia, lo fa perché proprio quella è la via che intende perseguire e quello il modo in cui vuole percorrerla.

E quanti non considera per le loro idee, richieste, opinioni, è perché non ha intenzione di rappresentarli e farsene interprete. Semplicemente, li sta scaricando. Decisione sbagliata? Decisione giusta? Dipende dai punti di vista, ovviamente. Di certo c’è che chi viene ignorato, attaccato e, appunto, scaricato, ne prende atto, e si regola di conseguenza. Perché stupirsene?

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4 risposte a La presa d’atto

  1. Fabrizio scrive:

    La presa d’atto ad una legge elettorale che offusca, confonde,…….!
    La legge elettorale dovrebbe essere, democraticamente parlando, la sintesi concreta del percorso riforme costituzionali ed istituzionali!

  2. Fabrizio scrive:

    Speriamo e molti….mi sperano, per il bene comune , la presa d’atto dell’arbitro “Garante del Sistema Paese Italia” nel fischiare ……………..!

  3. Fabrizio scrive:

    La presa d’atto di un governo che sta “cambiando”, veramente cambiando ,il nome e non solo del Ns.Paese!Il primo dato di fatto si e’ ascoltato,capito all’Expo!
    Per la prima volta dai tempi dei ns.padri,sono state modificate parole di pensieri di vita……!Un secondo dato di fatto , politicogeografico di relazione (non per niente trasparente ma oscuro,occulto,….) e non geopolitico europeo , e’ la trasformazione del ns. nome Italia in ITALrCHINE e non solo……!

  4. Fabrizio scrive:

    Lode la presa d’atto di Civati!

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