Ringraziando un’antica abitudine

La situazione paranoica legata alla diffusione del contagio da coronavirus sta evidentemente sfuggendo di mano, se si pensa addirittura a mascherine con cannuccia per l’aperitivo e i giornalisti, invece di riderne, ne danno notizia. E dimostra, inoltre, quanto sia completamente scisso dalla normalità il concetto che spesso regge l’approccio alla questione. Perché è proprio la logica dietro quella soluzione a difettare: si va alle Colonne di San Lorenzo o a San Salvario per incontrare qualcuno, non solamente per bere qualcosa, per di più con l’imbuto. Se l’assembramento e lo stare vicini a far due chiacchiere è da evitare assolutamente, allora, quei locali, potete anche chiuderli e basta. L’irresistibile smania di Spritz e Negroni di per sé non credo esista e, nel caso, prosecco e bitter o bitter, gin e vermouth, si possono mischiare pure a casa.

Stessa logica che pare difettare a quanti ritengono i propri concittadini così contagiosi da minacciare chiusure, qualora li si veda nuovamente ciondolare con un calice in mano davanti a un cocktail bar patavino, ma si minaccia di spezzare le reni al turismo greco se da quelle parti si obbietta sulla possibilità che lo stesso avventore circoli con un bicchiere fra le scalinate bianche e i tetti azzurri di Santorini. Verrebbe da chiedersi se lo stesso governatore dalla chioma impomatata voglia ancora turisti cinesi in Laguna o prosecco di Valdobbiadene sulle tavole di Pechino, dopo quello che sui cinesi ha detto e contro di loro proposto (prendendosela con i bambini, per giunta). O ancora, perché non faccia la stessa voce rauca, pardon, grossa, contro gli Usa che han chiuso all’arrivo di voli dall’Italia, andando a urlare davanti a Camp Ederle «se non ci volete a New York, andate via da Vicenza», o non se la prenda con l’Austria che non riapre i confini, e a cui, per ragioni geografiche e storiche, dovrebbe esser maggiormente interessato, oltreché facilitato dal poter attingere a una retorica bellica di tradizione più fortunata rispetto a quella contro Atene.

Eppure, nel tempo in cui la signora del quarto piano e l’inquilino dell’appartamento d’angolo del palazzo di fronte si sentono tenuti a chiamare la forza pubblica per scongiurare l’assembramento di una mamma e due figli sul marciapiedi di sotto o denunciare il comportamento assurdo di quel signore seduto su quella panchina isolata da almeno tre quarti d’ora e senza mascherina, può capitare di ascoltare pareri tanto dissonanti, anche nel mondo medico e scientifico, che solo per l’antica abitudine di non prendere tutto troppo sul serio «il cor non si spaura».

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica, società e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.