Un personaggio in stile hollywoodiano

«Certo che Renzi è un grande stronzo. Politicamente parlando», mi scrive ieri mattina un amico in un messaggio. Rispondo: «Sì. È la parte del suo personaggio che mi piace di più». Cinematograficamente parlando. Già, perché credo che l’uomo, da sempre, subisca il fascino dei personaggi dell’industria hollywoodiana, quelli, per capirci, sul genere House of cards. Per questo, più che alla politica nel solco delle tradizioni classiche, diciamo, è interessato alla sua spettacolarizzazione, alla mossa vincente, al colpo di genio che fa saltare il banco o gli permette di portarsi a casa l’intera posta. E se non sempre gli riesce il gesto, è comunque ammirabile la costanza del tentativo.

Lui, Renzi, non sa stare in disparte. Piuttosto non gioca. E non gli interessa tanto lo schema che gli altri si danno; a lui interessa condurlo, il gioco. Era per il maggioritario quando si vedeva al governo in forza del suo «voto in più», è proporzionalista adesso, che si immagina determinante in virtù della sua semplice presenza in aula, fra coalizioni continuamente rimodulabili. Così, quando chi in quel momento guidava il suo partito, a inizio legislatura, muoveva per un accordo con il M5S, lui, quel gioco che non conduceva, l’ha fatto saltare. Ora che chi guida quello stesso suo partito avrebbe visto di buon occhio le elezioni, lui s’è mosso per quell’alleanza che prima negava, portandosi pure a casa la posta dei ministri e sottosegretari per la sua corrente. Ma visto che le operazioni, nel partito, non le conduce del tutto, rompe e va via, provando così a definire un nuovo schema in cui lui, se non fondamentale, di certo è imprescindibile. A dimostrazione che non gli interessa altro che dare le carte e stare al centro della scena, mediatica, più che politica.

Esattamente come dicevo all’inizio; non è tanto un leader di successo, è un personaggio cinematografico di un certo fascino e con un discreto seguito. Che siano spettatori ammaliati dalle sue doti oratorie e dalla sua scaltrezza e non militanti animati dalla voglia di partecipare a un progetto politico, poco importa: l’importante, per lui, è che lo votino quel tanto che gli basta a poter dire la sua, a pesare e, se gli riesce, a governare. Anzi, dal suo punto di vista, non è da escludersi che sia meglio così.

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