I fatti. Salvatore Torrisi, senatore di AP, che sarebbe il Nuovo centro destra di Alfano rinominato, quindi un esponente della maggioranza di governo, viene eletto presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Il Pd, il partito cardine della stessa maggioranza, manda in fibrillazione il Governo perché voleva l’elezione di un altro rappresentante del raggruppamento di forze a sostegno dell’esecutivo, il proprio senatore Giorgio Pagliari. Poi AP, come detto, Ncd rinominata, ha chiesto le dimissioni del suo esponente, mettendolo fuori dal gruppo, che però, assicura lo stesso Torrisi, ha espresso al neopresidente appoggio totale e solidarietà. Insomma, hanno fatto tutto da soli.
No, non credo ci sia un’esagerazione sarcastica nel titolo che ho dato a questo post, né che possa essere ritenuta sprezzante l’osservazione per cui, appunto, nella vicenda della commissione Affari costituzionali del Senato e delle relative minacce di crisi a Palazzo Chigi, la maggioranza abbia ricoperto tutte le parti in commedia (e sono buono a non dir farsa). Dopo il voto, nel Pd hanno parlato di «vulnus gravissimo», «tradimento», «franchi tiratori», han chiesto l’intervento di Gentiloni, pensato a un incontro con Mattarella (e per chiedergli cosa?), minacciato fuoco e fiamme senza, con matematica probabilità di azzeccarli, fare i conti interni. Dopotutto, ragazzi miei, di che vi stupite: quel gruppo parlamentare, come il suo omologo alla Camera, non è nuovo a esprimersi palesemente per un nome e poi votarne un altro a scrutinio segreto. O l’avevate dimenticato?
Forse evocato durante una seduta spiritica (magari d’aprile, il giorno dopo quello degli scherzi, nella campagna bolognese, come 35 anni fa), lo spettro che giocò la partita delle elezioni quirinalizie nella primavera del 2013 è tornato ieri l’altro a farsi vedere in quella, più modesta e sinceramente meno interessante, della presidenza per una commissione. In tutto questo, qualcuno adombra il rischio che tutto precipiti e si vada a votare prima della scadenza naturale.
Senza chiarire, va detto, se sia intimidazione o promessa.
Sto sempre aspettando che qualcuno dei 101 abbia il coraggio di dichiarare di non aver votato Prodi. Fino ad allora di quel gruppo parlamentare non mi fido, non gli chiederei nemmeno un’indicazione stradale.