Se Trump è il pericolo che dite, io non ne riconoscerei la legittimità

Lo dico subito, a scanso di equivoci: non sono un esperto di politica statunitense. Anzi, direi che ne capisco proprio poco, dato che nemmeno riesco a comprendere come possa appassionare l’elettorato normale un sistema che per funzionare ha bisogno di vagonate di dollari per campagne elettorali che sembrano trasmissioni televisive con tanto di festoni, lustrini e cartelli già confezionati da mostrare e agitare a ritmo.

Detto questo, di Trump penso tutto il male possibile e un po’ di più, e sinceramente non riesco a capire come possa essere in competizione per la carica elettiva più importante del mondo. Ma la polemica sul fatto che lui non si sia detto sicuro di voler accettare il responso delle urne nel caso vincesse la Clinton proprio non la capisco. Sento dire quasi quotidianamente che lui non è in linea con i valori della democrazia e poi ci si stupisce che confermi quei giudizi? Trump è un fascistello, razzista, omofobo e potenzialmente pericoloso; non è questo quello che dicono i suoi rivali? E allora, la sorpresa per le sue parole è quantomeno curiosa. Più che altro, invece, mi chiedo perché gli altri, i convintamente democratici che lo ritengono un epigono di Mussolini o un Hitler in minore dovrebbero riconoscere il suo ruolo nel caso fosse lui a vincere, e magari disporsi lealmente a collaborare con la sua azione alla guida del Paese. Insomma, se è un dittatore in fieri, riconoscerne l’eventuale legittimità, per quanto conquistata alle elezioni, non sarebbe accettarne e favorirne la nefasta opera? Se lo si ritiene un rischio tale da accostarlo ai peggiori esempi della storia e della geografia, non ci si dice pronti alla lealtà nei suoi confronti, ma s’imbracciano le armi, si prende per le montagne e si cerca di farlo fuori e appenderlo per i piedi alla pensilina d’una gas station.

Oppure, sono tutte chiacchiere e coccarde bianche, rosse e blu buone per prender voti e serrare le file dei propri sostenitori. Nel caso, però, la cosa può aver brutte ricadute. Meglio sarebbe, se tanto si è comunque disposti a chiamare my president l’avversario, evitare i catastrofismi da fine dei tempi. Lo dico più che altro per la manutenzione e la salvaguardia del concetto stesso di democrazia e della fiducia in essa che rischia di perdersi fra quelli che si vorrebbe o, dio non voglia, dovrebbe poter poi chiamare a difenderla.

Perché lo ricordate tutti Lo scherzo del pastore di Esopo, no? «Aiuto! Al lupo! Al lupo!», eccetera, eccetera, eccetera.

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