“La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale”. Renderla accessibile a tutti ed espropriata per motivi di interesse generale. Non è il Libretto rosso, è la Costituzione della Repubblica italiana, articolo 42.
Eppure siamo qui, a guardare gli sgomberi degli occupanti di immobili altrimenti vuoti (senza titolo, certo, come se ciò pulisse le coscienze), le cariche contro chi manifesta in loro solidarietà e lo scempio di territorio fatto per costruire case disabitate. Non vi offende tutto questo? Non è un insulto? Non è un affronto il fatto che una fra le più renziane delle leggi renzianissime, quel Piano casa che voleva sancire la vicinanza anche tematica e non solo geografica con Fanfani, senza averne stoffa l’uomo e portata la norma, addirittura preveda, articolo 5, che chi viva abusivamente in un immobile, pure se in caso contrario abbandonato, “chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi”, negando così di fatto, oltre alla luce, l’acqua e il riscaldamento, la possibilità di esercitare diritti essenziali, quali l’accesso alle cure o all’assistenza domiciliare, ottenere una certificazione Isee o l’iscrizione nella liste elettorali, mandare i figli a scuola o inserirli nel proprio stato di famiglia?
“Ci hanno cacciati con gli stessi idranti che si adoperano per l’immondizia. Questo per loro siamo”, racconta a Left del 31 ottobre Cristiano Armati, autore de La scintilla. Dalla valle alla metropoli, una storia antagonista della lotta per la casa, a proposito della manifestazione capitolina in sostegno degli occupanti bolognesi. E dire che una volta, molti di quelli che oggi sono lì dove si decide se risolvere il problema dei senza casa investendo in edilizia residenziale pubblica o investendo quei senza casa con gli idranti, si dicevano di sinistra, dalla parte degli ultimi, degli oppressi. Ora, invece di rimuovere le cause della povertà, si peritano di nasconderne gli effetti sotto un tappeto di stucchevole conformismo e retorica paternalista; come alcuni farebbero con la spazzatura, appunto.