In quale governo?

“L’affondo del sottosegretario Zanetti contro l’Agenzia delle entrate è inaccettabile. Ancora un segnale preoccupante che nel Governo c’è chi lavora per allargare le maglie della lotta all’evasione fiscale. È il momento che Padoan chiarisca la posizione del Governo su un tema così delicato”. Duro come io non penso saprei essere, non c’è che dire.

L’accusa è chiara: dal Governo arrivano aiuti agli evasori fiscali. Mica roba da ridere, insomma, né critiche che possono essere archiviate con la solita sicumera e supponenza, nascondendosi nel vagamente inteso fra il non detto. La replica dell’ex capogruppo Pd  alle parole del sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che ha chiesto, anche lui senza perdersi in lunghi e oscuri giri di parole, le dimissioni della direttrice dell’agenzia del fisco Rossella Orlandi (peraltro, con una motivazione perfettamente in linea con il gergo renziano: “quando si sceglie una linea, il direttore si adegua ed esegue. Zitti e pedalare. Altrimenti è libero di andare da un’altra parte”) non lascia spazio alle interpretazioni. Un momento: ma di quale governo sta parlando Roberto Speranza?

Non di quello a cui lui non vedeva le condizioni per far mancare la fiducia, spero. O forse sì, parla proprio di quello solo che adesso, invece, quelle condizioni le vede eccome, tanto che, se dovesse essergli posta la questione in votazione, la respingerebbe senz’altro? No, eh; la penso anch’io così. Per quanto poi il ministro abbia difeso l’Agenzia e altri suoi colleghi si siano da subito impegnati nell’innovativa pratica dello scaricabarile (e sarebbe simpatico applicare a tutti loro lo “schema Zanetti”, quello per cui chi dissente può sempre “liberamente” lasciare), Governo rimane lo stesso e immagino di sapere anche chi, tra il viceministro (che continua a ribadire come, sulla vicenda Orlandi, l’intero Esecutivo sia con lui) e la direttrice, rimarrà al suo posto; è evidente, quindi, che il possibile leader della minoranza dem parli di un altro governo, di un altro paese, di un’altra epoca. Se uno pensa che in un governo ci sia chi, con i propri atti o con le personali dichiarazioni, lavora per aiutare gli evasori, deve fare tutto quanto in suo potere per farlo finire il più in fretta possibile, non credete?

Escludendo poi che lo stesso parli giusto per essere registrato dalle agenzie di stampa, e pur non volendo fare a tutti costi di un uomo normale un eroe, il minimo che gli si possa chiedere, in coerenza con le sue parole, è di sottrarsi dal dare il proprio voto a favore di chi fa dei favori ai ladri. Se quei sostegni a chi evade ci sono, e se lo dice un deputato del partito di governo non vedo perché dubitarne, o si vota contro il governo in cui c’è chi li dà, oppure si è complici.

A meno di non voler tenere il “misero modo”, fatto di quelle diverse lingue, “orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche” che han le “anime triste di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”. Nel caso, però, le poche battute su questa tastiera son già fin troppe e troppo ancora è il tempo che avete dedicato nel leggerle. “Fama di loro il mondo esser non lassa; misericordia e giustizia li sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa”.

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