Un dubbio: ma poi dovremmo “volantinare” quei programmi?

Il Jobs Act per andare incontro alle esigenze delle imprese cancellando lo Statuto dei lavoratori, la riforma della Costituzione per dar più forza a chi vince, l’Italicum per ridurre gli spazi per le minoranze e aver maggior corrispondenza, diciamo così, fra le idee del leader e le azioni del Parlamento. Tutte cose che questo Governo e questa maggioranza stanno facendo, che alcuni, come me, contestano fin nelle radici, ma che loro, giustamente, rivendicano.

E rivendicheranno come risultati anche alle prossime elezioni. Insomma, è credibile che il futuro materiale elettorale del Pd e di chi sarà suo alleato, conterrà quelli come temi fondamentali della sezione: “come siamo stati bravi”. Ecco, la domanda che mi pongo e il dubbio che mi arrovella è: ma poi, noi, se volessimo dare una mano, elettoralmente, dico, dovremmo “volantinare” quelle cose lì? Cioè, dovremmo girare i mercati e le strade, come in tutte le altre occasioni abbiamo fatto, dicendo che quelle sono cosa buona e giusta, dopo averle avversate? Questo alcuni immaginano come espressione di “lealtà alla ditta”?

No, perché nel caso, avrei altro da fare. Ma quello che mi stupisce non è tanto ciò che potrei o meno fare io, che non interessa a nessuno e soprattutto non sconvolge alcun equilibrio, ma quello che faranno i tanti che, con me e come me, quelle stesse cose le hanno criticate, contestate, definite sbagliate, preoccupanti, addirittura pericolose, e che invece di equilibri possono determinarne e cambiarne molti e importanti.

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