Presidente Renzi, ma chi è che la frena?

“Non facciamo le riforme a colpi di maggioranza, ma non ci facciamo nemmeno bloccare dai diktat della minoranza. Non staremo fermi nella palude per guardare il nostro ombelico”. Così Renzi domenica, all’Assemblea nazionale del Pd, fra uno scrosciare di applausi. Bravo, bene, bis? Una sola domanda, signor presidente del Consiglio: ma chi è che la frena?

No, perché a me, se qualcuno riuscisse a fermare alcune delle misure che il suo governo e la maggioranza che lo sostiene stanno attuando, farebbe pure piacere. Invece, dallo Sblocca Italia al decreto Poletti, dalla licenza di uccidere lo Statuto dei lavoratori a colpi di Jobs Act allo stravolgimento della Costituzione pericolosamente abbinato all’Italicum, mi sembra che nessuno abbia, concretamente, fermato nulla. Chi è che frena, allora?

Anche le rare volte in cui le sue magnifiche riforme e progressive incontrano qualche voto contrario, nella sua parte politica come nell’intero Parlamento, questi non assumono mai numeri significativi o tali da far loro superare di molto la soglia della semplice testimonianza. Non capisco chi e come impedisca al sogno del paradiso renziano di avverarsi.

Ma al di là delle battute, davvero lei, signor presidente del Consiglio, immagina che al suo potere, legittimo, non se ne debba contrapporre un altro che, altrettanto legittimamente, cerchi di contrastarlo? Pensa seriamente che la forza del suo fare non debba, in nessun caso e in nessuna circostanza, incontrare e scontare vincoli, controlli, limiti, insomma, tutta quella serie di strumenti che, nel mondo anglosassone che lei cita continuamente quale modello ispiratore, vengono definiti come check and balance? Crede realmente che la democrazia sia lasciarle realizzare tutto ciò che le viene in mente perché ha vinto un congresso di partito e le liste da lei fatte per le consultazioni europee hanno raccolto il consenso del 40,8% fra i cittadini che si sono recati alle urne?

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