Mercanti che odiano le democrazie

Non fa paura Tsipras, è la democrazia a terrorizzare i mercanti. Costoro odiano, dal più profondo del loro essere, qualsiasi espressione di volontà dei cittadini che non si esprima attraverso il consumo dei prodotti nei quali hanno investito. Di conseguenza, hanno paura che le decisioni popolari possano essere contrarie ai loro interessi.

Dopotutto, ricordiamo in tanti la ricetta della banca d’affari americana JP Morgan per il sud Europa: liberarsi dalle costituzioni nate dall’antifascismo. Non stupiscono, quindi, i dati di questi giorni delle borse, spaventate dalla possibilità che, in eventuali elezioni anticipate in Grecia, possa vincere Syriza e le sue politiche anti mercatiste e contrarie ai dettami del liberismo finanziario.

Come non stupiva affatto la contrarietà della Merkel e di Sarkozy alla possibilità che i cittadini greci esprimessero un parere discorde rispetto alle indicazioni della Troika, attraverso un referendum. Perché, in fondo, ai potenti la democrazia piace solo fino a quando conferma i loro desiderata. E soprattutto, non danneggia l’impianto e la struttura che loro han dato al sistema.

Addirittura, se la politica degenera e i politici rubano, il problema diventa l’antipolitica, che da reazione anche indignata dei cittadini, diviene, nelle parole dei tutori dell’ordine costituito, “patologia eversiva”, come l’ha definita Napolitano. In effetti, è da tempo che non pochi politici incolpano i cittadini e il loro voto dell’instabilità del sistema, e ad alcuni è pure balenata l’idea di incolpare la facoltà di scelta partecipata attraverso le elezioni e l’indicazione diretta degli eletti per la degenerazione della qualità del personale politico.

A stupire davvero, però, è lo stupore che alcuni provano nel trovarsi dinnanzi a un intero popolo provato dall’austerity e dalle politiche impostigli dall’Europa, che a queste si ribella e cerca di sovvertirle. Che altro dovrebbero volere i cittadini ellenici, se non che i figli di troika che gli hanno imposto lacrime e sangue per anni se ne tornino nelle nebbie anseatiche da cui sono discesi? Li hanno letteralmente affamati, gli han tagliato le pensioni e ridotto il sistema sanitario, cancellato migliaia di posti di lavoro e servizi indispensabili, e si meravigliano che non applaudano? Che dovrebbero dire, ancora, “uccideteci pure, fateci a fette tranquillamente che vi porteremo i limoni per condire le nostre carni”?

Non rischia di finire l’Europa o la democrazia per il voto greco, come improvvidamente ha scritto qualche commentatore. Rischiano di morire gli europei, invece, e quel sentimento di comunità se essi dovessero perdere la possibilità di vedere il mondo in modo diverso da come lo vedono i mercati.

Anzi, rischia davvero la fine la democrazia, se dal suo tempio non verranno scacciati i mercanti, insediatisi lì solo per perseguire i propri interessi, per trasformare essa stessa in un mercato più grande. Se non è conflitto nella libertà di scelta fra modelli di governo realmente tra loro antagonisti, che altro è la democrazia? La libera scelta di un prodotto da comprare? Di un servizio telefonico da pagare meno?

E l’Europa? La possibilità di acquistare un’auto tedesca, un formaggio francese e una birra belga, sentendosi per questo patrioti di una Patria più ampia? È questo l’alto ideale per il quale si cita Spinelli e si scomoda l’Inno alla gioia di Beethoven, Carlo Magno e San Bernardo, i pensatori tedeschi e, appunto, i tragici greci?

Se è così, è un po’ pochino per poter chiedere sacrifici così ampi, non credete?

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1 risposta a Mercanti che odiano le democrazie

  1. armando scrive:

    Bravi i greci merde gli altri.
    E solo l’inizio a novembre tocca alla spagna.

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