Astenersi eversori patologici

“E non dite che siamo stati noi, che sono stato io, che è stato il governo della nazione, nonché i deputati eletti, che ci siamo separati dal popolo. […] Siete voi, sì, soltanto voi, i colpevoli, siete voi, sì, che ignominiosamente avete disertato dal concerto nazionale per seguire il cammino contorto della sovversione, dell’indisciplina, della più perversa e diabolica sfida al potere legittimo dello Stato di cui si abbia memoria in tutta la storia delle nazioni. Non lamentatevi di noi, lamentatevi piuttosto di voi stessi”.

Sono le parole che il presidente della Repubblica, nel romanzo Saggio sulla lucidità di José Saramago, rivolge ai cittadini della capitale, rei di aver in massa riempito le urne di schede bianche, compromettendo, così, l’esito delle elezioni.

Ieri, invece, il nostro presidente della Repubblica ha detto che “la critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura e capacità di distinguere, è degenerata in antipolitica, cioè in patologia eversiva”.

Insomma, qui siamo in presenza di politici che pur di rimanere al potere venderebbero le madri, che corrono e fanno di tutto e d’ogni sorta per assumere il governo della cosa pubblica, solamente perché già immaginano il commercio che di essa potranno farne per i loro privati interessi, e il problema, anzi, la “patologia eversiva”, è la reazione indignata e incazzata, sì, incazzata, dei cittadini che ogni giorno si sentono privati di qualcosa, dai servizi minimi al diritto di scelta dei loro rappresentanti, e che va a finire, potenzialmente e per reazione allo squallore della politica che vedono emergere da questi comportamenti, nell’antipolitica, categoria comoda nella quale si iscrivono tutti i fenomeni non rispondenti a schemi prestabiliti.

Se è così, scusi tanto signor presidente e anche tutti voi, signori politici: l’errore è davvero nostro, sì, l’errore è di noi cittadini. Abbiamo sbagliato, sì, abbiamo sbagliato. A credere che Repubblica significasse di tutti, e di conseguenza anche nostra, e per questo a indignarci e incazzarci, sì, incazzarci, per come viene usata.

La prossima volta, promesso, non sbaglieremo più: faremo attenzione a non intrometterci oltre fra le vostre cose, addirittura immaginando di avere la facoltà, quale ardire scandaloso, di valutare l’operato di quelli che ci governano e ci amministrano. Sì, ci asterremo dal partecipare, al massimo guardando i risultati in tv. Tanto questo, si sa, è un “problema secondario”. E poi, per quel che serve.

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