Delle due, l’una: o possiamo uscire, o si chiuda quanto riaperto

Dei presidenti di Regione che si fan chiamare governatori immaginandosi sceriffi e minacciando chiusure qualora i cittadini non facessero i bravi, non parlo, nemmeno male, perché lo fanno già abbondantemente loro stessi, persino non bene. È degli altri che vorrei scrivere. Di quelli che, alla fine, a quei governanti tributano applausi e consensi in generale e quando stigmatizzano il comportamento collettivo, salvo poi criticarli nel momento in cui quel giudizio negativo ricade sul proprio particolare, o che protestano contro chiunque chiedendo le norme più stingenti possibili, e poi si lamentano degli effetti che queste, pure nella versione più blanda, producono.

Li vediamo ogni giorno, quelli a cui mi riferisco. Urlano a tutti di non uscire, danno dell’untore e del potenziale assassino a quanti, ritenendo le chiusure un po’ eccessive, eccepiscano sulle misure di contenimento, e poi, con la foto del profilo incorniciata a minacciare l’eterno «stai a casa, il virus ti ascolta», postano video di ristoratori economicamente stremati dagli effetti del lockdown. E ancora, ruggiscono per l’attentato alla salubrità dei patri suoli, siano essi nazionali o di quartiere, se si parla di aprire i confini e permettere la mobilità fra Regioni e Stati, ma li leggi disperarsi per le sorti del settore turistico. Si dicono solidali con baristi e negozianti, però denunciano il comportamento rischioso di chi esca per andare a far shopping o il crimine commesso da chi addenti un croissant e beva un caffè senza mascherina.

E potremmo continuare con gli esempi. Però, a loro e quanti come loro la pensano, indipendentemente da dove si trovino assisi nella catena dei decisori e degli esecutori, chiedo di fare chiarezza. Se si può uscire liberamente, allora si va dove si vuole, pur con tutte le accortezze. Altrimenti, si chiuda quanto riaperto e se ne traggano le conseguenze.

Tutte quelle che ne discendono, anche le economiche.

Risposta a possibili domande: sto parlando di soldi? No: della vita delle persone che con quelli ci campano.

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