Ora che il leader di Italia Viva minaccia il governo di cui fanno parte senza esser più dello stesso partito, vertici e militanti del Pd scoprono che egli è un corsaro della politica, sempre pronto a cambiar rotta pur di giungere agli unici obiettivi che gli interessano davvero: affermare il suo ruolo e accrescere, quotidianamente alimentandone le ragioni e i motivi, la sua visibilità. Nella critica, quelli del Pd hanno ragione, ma, per citare il Maestrone, «bisogna saper scegliere il tempo,/ non arrivarci per contrarietà».
Carissimi amici dem, non potete ora fingere di non sapere, e non aver da tempo saputo, come Renzi riesca, e possa, sostenere solo un governo che guidi egli stesso (citofonare, meglio, “taggare”, come si usa in epoca social, Letta per chiarimenti). Se non ricordo male, però, proprio in questa sua natura, voi tutti, l’avete per anni sostenuto. E senza proferire critica alcuna, se non quale puro esercizio di stile, traducendola in voti. Per la circostanza, allora si spiegava a quelli che, nei fatti, si esprimevano, agivano e votavano contro quel fare, che voleva che, col suddetto, si vincesse. Di più, allora lo si sosteneva, come spiegava nel maggio del 2015 un Michele Serra che oggi si scopre «gonzo» per averlo fatto, e si rimaneva nel partito che guidava, dandogli così la forza necessaria a fare quello che voleva, «per fare numero, per cercare di vincere (ogni tanto) oppure di perdere un po’ meno (quasi sempre)», perché si preferiva rassegnarsi «in compagnia» che ribellarsi «da soli». Adesso, qui siamo: e se va bene ogni cambio di opinione, per quanto apparentemente tardivo, ciò che non è accettabile è la colpevolizzazione dell’uno nel tentativo di autoassoluzione dei molti.
Perché, insomma, io me le ricordo tutte le foto (letteralmente) e le immagini dei giorni della vittoria. Non contava su cosa e come: si era vincenti, perché seduti accanto al vincitore. Chi osava mettere in luce le ombre, veniva redarguito. Quanti, nel farsi governo in tutto il governabile di quello stesso modo che ora contestano coloro che lo supportavano, se ne allontanarono? Quanti lo fecero nel crescendo, all’apice di quei successi?
E quanti, invece, dopo, doviziosamente spiegandone, ora per allora, limiti ed errori?