Il senso del generale per la Costituzione

«Il cuore di Mario è stato infranto da undici coltellate, che come dice l’autopsia sono arrivate in fondo. Ebbene, è forse giusto che noi tutti si eviti di dargli la dodicesima coltellata al suo cuore d’oro. […] È giusto che si abbia rispetto. Sono giusti i commenti e sono legittimi i dibattiti, ma non oggi. Oggi teniamoli fuori, teniamoli lontani. Facciamo in modo che i toni e i modi non siano quella dodicesima coltellata. Tutto il resto lasciamolo ai giorni che verranno. […] Dobbiamo riconoscenza e rispetto, anzitutto per l’uomo che era e per la sua famiglia; rispetto per i carabinieri e per un carabiniere che è morto per tutelare i diritti di tutti, a partire dal diritto all’equo trattamento che a ogni persona, anche a una persona arresta perché ha compiuto un orrendo crimine, va garantito e tutelato».

Le parole sopra sono del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, dette durante i funerali per Mario Cerciello Rega, il militare ucciso in servizio a Roma. E voglio ripeterle, nel suo chiedere rispetto «per un carabiniere che è morto per tutelare i diritti di tutti, a partire dal diritto all’equo trattamento che a ogni persona, anche a una persona arrestata perché ha compiuto un orrendo crimine, va garantito e tutelato». Lo capiamo cosa sta dicendo il generale, vero? Che la Costituzione non è negoziabile nei suoi valori fondanti, che non si può emendare a piacere, solo perché siamo indignati e offesi da un reato e da chi l’ha commesso, che quello che ricordava Pietro Grasso a proposito dell’arresto di Provenzano vale ugualmente per il comandante dell’Arma: «non ci si abbassa mai al livello dei criminali che si combattono, non ci sono e non ci devono essere eccezioni. Questo significa essere uomini e donne al servizio dello Stato».

Il senso delle istituzioni e dei princìpi su cui sono fondate che traspare dalle parole del generale fa bene al Paese e alla sua dimensione democratica. Almeno quanto quella foto di cui si è discusso in questi giorni e la canea di mestatori d’odio di professione politici ha fatto male. Anche perché (e spero fortissimamente di sbagliare) il tono delle dichiarazioni di ministri e parlamentari, come di giornalisti e commentatori, a partire dai tg e dalle reti pubbliche, unita a quelle immagini catturate in caserma, disegnano un clima connotato da forti tensioni irrazionali.

E per eterogenesi dei fini – ma lo è davvero? O è invece proprio quello il fine che si erano posti, i tanti pronti a dare addosso all’immigrato africano, oggi un po’ in imbarazzo scoprendo turisti americani gli arrestati? –, i furibondi a parole, i giustizialisti con la bava alla bocca, potrebbero favorire i presunti rei, che avrebbero gioco facile e non pochi appigli, con i loro avvocati, per parlare di pregiudizio, mancato rispetto dei loro diritti, accuse preconcette e costruite ben al di là della realtà dei fatti.

Pure questo timore credo ci fosse dietro le parole di Nistri.

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