Mini o maxi, sempre debito sono

In fondo a tutta la questione, la spiegazione più chiara l’ha data Mario Draghi: «i mini-bot, o sono moneta, o sono debito». Lo stesso Borghi, deputato leghista promotore dell’idea, ha dovuto ammettere che, in effetti, i mini-bot sono debito, non certamente moneta (che sarebbe illegale emettere per un singolo Stato, all’interno delle regole dell’euro), perché non ci sarà, per i privati, l’obbligo di accettarli.

A sentire e cercare di interpretare il pensiero di chi se li è inventati, quindi, i mini-bot servirebbero allo Stato per pagare i propri debiti con i fornitori e li accetterebbe, di sicuro, lo stesso Stato per il pagamento di tasse e imposte. E qui mi chiedo (forse perché di economia ne capisco poco): ma non potrebbe lo Stato finanziarsi come già fa sul mercato per l’equivalente di quei crediti delle imprese e girare il ricavato alle stesse aziende fornitrici? A meno di voler pensare che l’Erario abbia la necessità di lucrare un’indiretta tassazione giocata sulla differenza di tempo senza interessi dal giorno di pagamento con i piccoli titoli e quello dell’incasso degli stessi quale compenso per le tasse, non capisco a cosa servirebbero.

Sempreché il secondo scenario evocato dal presidente della Bce, subdolamente, non s’insinui nella discussione. Emettendo titoli di piccolo taglio, senza scadenza e senza interessi, e lasciando la possibilità (pur senza obbligo di legge, ché lì, davvero, sbatteremmo contro le regole dell’Unione, come già ricordato) di essere utilizzati fra privati negli scambi commerciali, indirettamente l’Italia starebbe stampando una sua moneta, parallela all’euro.

C’è da capire, ovviamente, quanto questa possa essere accettata, e c’è il rischio che lo sia con lo sconto; però è di questo che la stampa e gli osservatori di mezzo continente stanno discutendo, paventando l’ipotesi che il Governo si stia attrezzando per salutare tutti e uscire dalla moneta unica. E devo dire, leggendo qua e là la stampa d’Oltralpe, che non sempre il tono di quei commenti è preoccupato. Direi piuttosto che a non pochi di quegli osservatori stranieri, il mettersi fuori dell’Italia dall’euro non dispiaccia affatto. Anzi, molti, in questo scenario, festeggerebbero.

Non so se anche noi, se stessero così le cose, avremmo davvero da brindare.

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