Eppure, a me sembra una stampa e una figura con quello della «vocazione maggioritaria»

«In questo momento sento che è in gioco qualcosa di molto importante, la possibilità per la sinistra di svolgere un ruolo rilevante. Credo non ci sia bisogno di tatticismi, bisogna andare alla sostanza delle cose. È possibile non ritrovarsi tra persone che hanno valore e idee comuni? Questa è la semplice domanda che si pongono i milioni di elettori di centrosinistra». Così Walter Veltroni, durante la trasmissione Circo Massimo, condotta da Giannini su Radio Capital.

Come non condividere, in linea generale, le parole del primo segretario del Pd. Ma appunto, solamente in linea generale. Nello specifico, invece, siamo proprio sicuri della condivisione di quei valori? Perché, ad esempio, il non cedere alla retorica muscolare del fermare i migranti prima del bagnasciuga, per me è un valore. Il non piegare i diritti dei lavoratori alle volontà del mercato, per me è un valore. Il non cercare risposte securitarie e ipocrite ai problemi sociali e di disuguaglianza, per me è un valore. Però, in questi anni mi sono accorto che per chi governava o sosteneva il Governo non era altrettanto, che questi miei valori essi non li condividevano. E di contro, ho dovuto prendere atto, giorno dopo giorno leggendo i provvedimenti e le norme approvati, che io non condividevo i loro, incentrati com’erano su logiche esclusivamente competitive e, passatemi il termine, “vinciste”.

D’altronde, pure la fanfaronata della “meritocrazia” a questo serviva, a mettere a nanna le coscienze dei più: quelle dei vincitori, con la rassicurazione morale di non aver tolto nulla a nessuno perché loro erano i migliori nella concorrenza; e quelle dei vinti, con la spiegazione rassegnata che se han perso, non è colpa d’altri che non siano i propri limiti.

Infine, non posso non farmi una domanda. Ma quel Veltroni che oggi chiama all’union sacrée nel motto del «se no, vince la destra», è lo stesso che teorizzava la «vocazione maggioritaria»? Bene, Walter, l’occasione che volevi e volevate è lì, davanti a voi: prendetevela. Se, come dici, «i milioni di elettori di centrosinistra» spingono per quell’unità di cui tu parli, altro non potranno fare che punire chi non la vuole e festeggiare nelle urne quelli che, a parer tuo, ora la chiedono.

Come accadde quando eri tu a guidare il Pd, no?

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2 risposte a Eppure, a me sembra una stampa e una figura con quello della «vocazione maggioritaria»

  1. Gian Maria scrive:

    L’ineffabile Uolter non lo si può tacciare di incoerenza…
    Lui è di sinistra, “ma anche” renziano. Come non vedere una logica in tutto questo (vuoto assoluto)?

  2. Italiote scrive:

    Non so per quale motivo Marx disse che la strada per l’inferno fosse lastricata di buone intenzioni ma certo molti problemi sono considerati come “diabolici” per via di complesse interdipendenze e requisiti in continuo mutamento.

    Si influisce su un aspetto e se ne vede mutare un altro come nella correlazione tra livelli di disoccupazione e salari oppure nella correlazione tra flussi migratori clandestini e profitti di trafficanti di uomini (i quali giungono a procacciare le loro vittime nei paesi di provenienza per fini estorsivi, di riduzione in schiavitù o di espianto di organi.)

    per es Traffico di esseri umani, l’Italia è al centro di questi “affari” miliardari (repubblica 2014)

    Esiste già qualche organizzazione sovranazionale in grado di stimolare la cooperazione necessaria ad individuare e sequestrare i “valori” dei trafficanti di uomini con ogni mezzo, anche tramite “whistleblowing”?

    «Ciò che conta è quello che funziona.» sarà anche lo meta-slogan di qualche sorpassato politico ma sostanzialmente si riferisce alla pratica dell’evidence based policy making, un modo per provare a non lasciare le buone intenzioni a livello di slogan.

    Oltre al “concretismo” ci sono altri approcci all’etica: in particolare quello deontologico e quello consequenzialista sono considerati polarmente opposti.

    «l’utilitarismo è definito un’etica consequenzialista, nel senso che l’azione non viene valutata in sé stessa, ma per le conseguenze, prossime o remote, che ne possono derivare, e si distingue dalle etiche del dovere (etiche deontologiche), per le quali alcune azioni devono essere compiute unicamente in quanto giuste a prescindere dalle possibili conseguenze. »

    PS: Viva il “ma-anchismo” se alla fine le azioni giuste a prescindere riescono ad concretizzare le giuste conseguenze nella realtà invece che generare ipocrisie…

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