Siamo tutti la conseguenza del dove (e quando) nascemmo

«Un atto di paura grave». È la migliore definizione che Graziano Delrio, ministro nel governo Gentiloni, ha trovano per la marcia indietro che il suo partito, il Pd, ha deciso di fare sullo ius soli, trincerandosi dietro la mancanza di necessari numeri al Senato per approvarlo. Difetto numerico che ha la sua ragione nella politica e nella stessa natura della maggioranza: se questa approva norme come il decreto Minniti-Orlando, non può poi ratificare leggi di segno culturale e ideologico diametralmente opposte, come lo ius soli, appunto. È triste, me ne rendo conto, ma è logico.

Eppure Delrio fa di più con le sue parole: dà voce alla coscienza. Perché lui sa, da credente e cattolico, lui sente che, in fondo, tutti siamo quel che siamo in virtù di una sorta di ius soli universale. Fossi non nato qui e in quest’epoca, avrei potuto essere ciò che sono diventato? Non si ha alcun merito per quel che si è. Delrio lo sa, per questo dice che è «un atto di paura grave» non proseguire su quella strada. La contrarietà a una legge che, un po’, allarghi le maglie di un destino troppo oscuro per alcuni nasce dal timore di doversi confrontare con una platea più ampia di possibili concorrenti, e quindi di esser costretti a dimostrare come le nostre sicurezze siano immeritate, o almeno non scontate. E la paura dei suoi colleghi, in questo caso, è quella di non avere il coraggio di osare e fare quello che, se fossero realmente classe dirigente, dovrebbero: indicare un mondo diverso e cercare il modo di arrivarvi. Se davvero ci credono, ovvio.

Perché il dubbio, mestamente corroborato dai dati dell’esperienza, è che chi sta lì a decidere lo faccia solo in ragione dell’ultimo sondaggio d’opinione. Al tempo in cui il Pd pareva scoprirsi a sinistra, ecco arrivare il via libera alla Camera al provvedimento per dare la cittadinanza ai ragazzi nati e cresciuti qui (e non si capisce perché ancora non lo siano). Quando il populismo sembrava battere i suoi colpi con più efficacia, allora via con lo stop ai vitalizi (ma non erano già stati aboliti?). Ora che le rilevazioni umorali dicono che si potrebbero perdere un paio di punti approvando quella norma, drammaticamente si scopre che al Senato mancherebbero i numeri per farla passare (quasi che fossero diversi quando l’iter di approvazione è iniziato).

Ecco perché Delrio coglie in profondità un punto che, dal suo osservatorio privilegiato, non poteva non vedere e per la sua storia e la sua fede non avrebbe potuto non avvertire e denunciare. Rimane semmai inevasa un’altra domanda, che lentamente potrebbe insinuarsi nella sua mente e in quella di chi, approvandone il senso e il contenuto, come me, ha apprezzato le sue parole: a questo punto della storia, tu, Graziano, che farai?

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

6 risposte a Siamo tutti la conseguenza del dove (e quando) nascemmo

  1. Fabrizio scrive:

    I sette giri del mondo,dall’uovo di colombo alla macchina volante di leonardo
    Sette racconti di viaggi in 81 anni ,nel tempo, tra il vecchio millennio e il nuovo millennio.

  2. Fabrizio scrive:

    Indice ad altezza uomo vitruviano , dal 1789 al 1989;dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo alla nascita dell’euro.

    continua….

  3. Fabrizio scrive:

    1999 e non 1989.

  4. Fabrizio scrive:

    Altezza del piede , uomo vitruviano, dal 1971 al 1999.

  5. Fabrizio scrive:

    Lunghezza della mano, uomo vitruviano,dal 1999 al 2017.
    Lunghezza palmo, uomo vitruviano,(7 1/2 anni)1999-2000-2001-2002-2003-2004-2005 e Trattato di Prum.

  6. Fabrizio scrive:

    Altezza testa, uomo vitruviano, dal 1944 al 1977
    Altezza testa e petto , uomo vitruviano,dal 1944 al 1999

Lascia un commento