Settembre, andate: non è tempo per migranti

Non casualmente, per parlare di diritti dei migranti e di leggi sulle tentazioni di apologia del fascismo, mi permetto di parafrasare D’Annunzio. Nello stesso giorno, a Montecitorio viene approvata una norma per mettere al bando le troppe forme di propaganda fascista surrettiziamente diffuse fra merchandising di dubbio gusto e siti internet di chiaro intento, a Palazzo Madama si arena il percorso di quella, moderata per non dire blanda, sullo ius soli. Il tempismo non credo sia casuale, e dubito che alla prima toccherà sorte diversa dall’altra nel suo passaggio tra i senatori.

La coincidenza è un pugno nello stomaco. E credo che, dovendolo dire con la semplicità che serva a fugare il possibile fraintendimento, ci sia più fascismo nel non voler come concittadini ragazzi nati e cresciuti qui da genitori stranieri, e magari di pelle con diverso colore, o anche nel non voler sapere cosa succeda a quei migranti che, per la gioia nei comunicati dei nostri governanti, non giungono più a toccare i nostri bagnasciuga, confinati in quello che tutto è fuorché un «bel suol d’amore», nella forza usata contro profughi eritrei, sempre per parlar dell’Impero che qualcuno sognò, o nelle norme contro i poveri per il decoro, l’ordine e la disciplina, verrebbe da dire, che non nel saluto romano di qualche testa vuota almeno quanto rasata o nelle scritte su monti e obelischi, che pure qualcuno ora chiede di cancellare. Perché penso che l’antifascismo, per esser tale, debba esser qualcosa di vivo e interessato alle cose vive, non alle gesta di morti che si immaginavano mai tali. E mi torna alla mente Pasolini (intervista a cura di Massimo Fini per L’Europeo del 26 dicembre 1974, in Scritti Corsari): «Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà più».

Quello che esiste, diceva allora Pasolini, si esprime attraverso la società di mercato, attraverso la globalizzazione che permette al denaro e alle merci di andare ovunque, ma non alle persone, potremmo dire ora. Un’epoca in cui siam pronti a contrirci, e giustamente, nel ricordo degli orrori che son stati, ma nella quale cambiamo con leggerezza canale, o pagina web, se per caso incappiamo in quelli che sono, che avvengono ancora lontano in un tempo che si diceva avesse abolito e annullato tutte le distanze.

Fascismo. Cos’è fascismo, oggi? Un obelisco con una scritta? Un’etichetta su un cattivo vino? O non è forse tener fuori dal consesso della cittadinanza qualcuno solo perché nato da genitori stranieri? Lasciar in mano a milizie armate e criminali chi già fugge da guerre e carestie? Cacciare i poveri dai salotti cittadini, negar loro l’accesso alla residenza o alle utenze minime se costretti a occupar immobili altrimenti vuoti, imporre agli stessi condizioni lavorative sempre peggiori, perché solamente comanda chi ha i soldi per farlo?

Contro questo fascismo, quali leggi state facendo?

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