Piccola premessa: al momento di scrivere questo post, non tutti i risultati dei ballottaggi amministrativi sono definitivi, per cui potrebbe esserci qualche imprecisione. Il contesto generale, invece, appare definito, ed è su quello e a quello che si limitano le mie osservazioni. Ciò detto, le somme che mi sento di tirare portano a pensare che tutto sia andato per il meglio; i populisti, nel senso dei cinquestelle, sono stati sconfitti, non essendo arrivati in nessun ballottaggio che contava e avendo perso anche quello nell’unico capoluogo, Asti, in cui l’avevano agguantato per il rotto della cuffia, e le forze di sistema si confermano l’asse su cui regge la politica italiana. «Nulla io vedo che non sia perfetto», per dirla con le parole del Quo vadis? di Sienkiewicz.
I pedanti potrebbero eccepire che a vincere è stata solamente una parte di quell’asse su cui si regge da un ventennio il sistema dei partiti italiano, il centrodestra che ha portato a casa la città più grande in cui si votava, Genova, da sempre amministrata dal centrosinistra, e quasi tutte le altre realtà importanti, persino la simbolica Sesto San Giovanni. Ma che volete che sia: l’obiettivo era dare un ridimensionamento alle falangi populiste, poi fa niente se dicevano populista pure la Lega che del centrodestra è caposaldo. Il M5S ha subito una battuta d’arresto, e di questo, Forza Italia e il Pd possono dirsi soddisfatti. Fossi ancora nel Pd, chiaramente non riterrei positiva la vittoria di quello stesso Berlusconi che per anni si è detto di avversare, come non la ritengo ora; ma è perché io sono, come mi dicono, troppo critico e polemico, e forse sbagliavo a creder davvero che Berlusconi fosse l’avversario della parte politica in cui militavo. Si è visto che può esserne senza scandalo l’alleato e si possono tranquillamente fare le politiche che lui proponeva. Ed è per questo nel Pd non ci sono più.
Adesso che i populisti, nella misura dei grillini, han perso le comunali dal Piemonte alla Sicilia, i miei amici dem possono stare tranquilli. Da domani, potranno continuare a dire che loro rappresentano l’alternativa alla destra, lasciando il tempo agli elettori di dimenticare che con le forze di quella destra han fatto quattro governi consecutivi approvando provvedimenti che proprio da lì nascevano e sicuri che, al momento delle urne, al massimo, quelli che avranno qualcosa da eccepire sceglieranno, come in maggioranza han fatto ieri, il mare, un libro sul divano o la partita del figlio, a seconda degli orientamenti e delle inclinazioni.