Le idee: ci fossero, si potrebbero discutere

«Avendo dimenticato che la tesi secondo cui gli uomini acquistano coscienza dei conflitti fondamentali nel terreno delle ideologie non è di carattere psicologico o moralistico, ma ha un carattere organico gnoseologico, si è creata la forma mentis di considerare la politica e quindi la storia come un continuo marché de dupes, un gioco di illusionismi e di prestidigitazione. L’attività “critica” si è ridotta a svelare trucchi, a suscitare scandali, a fare i conti in tasca agli uomini rappresentativi». (Antonio Gramsci, Quaderni dal Carcere, XIII, § 18).

La pochezza dei tempi che stiamo vivendo era già tutta descritta in quelle parole del grande sardo. Oggi, però, a quel fenomeno che Gramsci aveva intuito e così bene descritto se ne aggiunge un altro: il fatto che quel metodo semplicistico d’analisi trovi sostegno e vigore in una effettiva vacuità di quegli uomini rappresentativi, che provano a riempirla con i trucchi, gli scandali e quei quattro soldi in tasca. Insomma, anche se sul punto la visione del cofondatore del Pci era già abbastanza negativa, i tempi che stiamo vivendo l’han di gran lunga superata.

Ecco perché in tanti s’avventano sulle notizie di malcostumi e s’indignano, e su ciò s’innesta una pseudo battaglia politica, dinnanzi agli (invero spropositati, è una verità rimane oggettiva) emolumenti che percepiscono i parlamentari, come i dirigenti pubblici nei più svariati ambiti e ruoli o quelli di fondazioni bancarie create sul risparmio dei cittadini.

“Giudicate i politici per le idee, non sullo stato dei loro conti correnti”, si sente dire dai difensori della linearità del sistema rappresentativo. Come se fosse facile. Su cosa diavolo dovrebbe giudicare l’ipotetico commentatore nella gara a chi fa peggio, fatta di accuse circa i probabili finanziamenti ai partiti e stigmatizzazioni sugli ipotetici rimborsi di benzina e pedaggi autostradali? Giudicare un’idea; “a trovarla!”, dovremmo aggiungere.

Il tenore del confronto politico è stato portato a livello dei dibattiti pomeridiani nelle tv un tanto al chilo, in cui si gareggia a chi la spara più grossa con la voce più alta: perché stupirsi che in quello non si cerchi più il dato di differenziazione sostanziale, ma semplicemente la nota di colore che rende simpatico il siparietto altrimenti triste come quei quiz in cui i concorrenti sarebbero in grado di confondere il re di Franchi con il formaggio della Val Grana?

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2 risposte a Le idee: ci fossero, si potrebbero discutere

  1. Fabrizio scrive:

    Nel nostro Paese “Comunitario”ci sono le idee e volonta’ in abbondanza , ma vengono considerate “oggettivamente parlando”lamentele e soltanto lamentele.
    Le tragedie ci colpiscono ma per fortuna che c’e’ pret-a-porter(Porta a Porta) , il parlamentino della consapevolezza “prevenzione e quattrini”.

    p.s. ai posteri l’ardua sentenza

  2. Fabrizio scrive:

    Riforma Madia e i 4decreti attuattivi del consiglio dei ministri:
    dirigenti pubblici, ok alla pagella per investimento culturale sulla formazione del dirigente.
    Mi chiedo e chiedo a voi “popolo delle meraviglie”, e’ democraticamento corretto in equita’ di trattamento(dignita’) e in eguaglianza di diritti e doveri(giustizia) ?
    Per fare un esempio semplice, semplice, i parlamentari,i ministri, i viceministri,sottosegretari,consiglieri comunali e regionali, assessori comunali e regionali, sindaci comunali, governatori regionali, e piu’ di piu’, sono dirigenti pubblici o no?
    Per i dirigenti privati che interagiscono direttamente sul capitale pubblico , per esempio banche, confindustria, e non solo, il governo che fa? ci gira intorno?

    p.s. ai posteri l’ardua sentenza

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