Cinquanta profughi spiegano il mondo dei ricchi benpensanti

C’è una scena del film di Coline Serrau, La Crisi, che sembra girata proprio per spiegare quello che sta accadendo a Capalbio in questi giorni. In un salotto alto-borghese, un senza fissa dimora, Michou, illustra la sua Weltanschauung. In sintesi, dice ai ricchi che ha di fronte che sì, lui è razzista, non parla né pensa bene come loro. Non capisce quello che loro intendano per accoglienza e diritti universali, ma sa che ci sono posti della Terra dove si sta malissimo, e che chi vive lì vuole andare dove si sta un po’ meno male, e allora viene nel suo Paese, e ci si deve stringere per fargli posto. Solo che, a stringersi, non sono quelli che vivono in centro, ma quelli come lui che sopravvivono nelle periferie, e che dovrebbero fare spazio rendendosi più difficile l’accedere al poco che intravedono con il sorriso, altrimenti, quelli dei quartieri agiati li accusano d’essere immorali.

Ecco, nella gemma tirrenica degli intellettuali e della bella società, molto spesso di sinistra e con idee progressiste, sta succedendo una cosa che dà ragione a Michou. La sintesi perfetta la fa il sindaco della cittadina toscana, Luigi Bellumori. Dal Corriere della Sera di sabato 13 agosto: «Cinquanta profughi abiteranno nel centro di Capalbio. A settembre, forse prima, arriveranno in un comprensorio del borgo medievale dalla torre merlata, adottato dalla sinistra radical chic, tutta cuoio, giacche da caccia, pianelle e politically correct che storce il naso alle sparate anti-immigrati. […] E così il capoluogo dell’estate vip si indigna, sospetta un “dispetto” e si prepara, il 25 agosto, alla vigilia del Premio Capalbio, a protestare contro “la scelta assurda”. Sindaco, ma lei non era del Pd? “Sono del Pd, diamine. Bisogna accogliere, per carità. Ma queste so’ vil-le. E di gran lusso. Con giardino. Finemente arredate. Nel centro storico. Per un cittadino di Capalbio ho 31,28 euro l’anno da destinare allo stato sociale. A un poveraccio sfrattato non posso pagargli una stanza. E per queste persone, dallo status da accertare, se ne spenderanno 33,50 al giorno. Il problema è la concentrazione nell’area più residenziale della perla della Maremma che, come Capri e Portofino, attrae turismo culturale. In 19mila ettari bisognava metterli proprio là?”».

Cosa c’è di diverso in queste parole rispetto al senso di quanto si sente dire ai comizi di un Salvini qualsiasi? Il tono non è evidentemente lo stesso, non si minaccia ruspe e pulizie, magari non aveva indosso una felpa (peraltro difficile da immaginare ad agosto sul litorale maremmano), ma il senso, quello sì, è praticamente identico. Aiutiamoli da un’altra parte, danneggiano il territorio, si spende più per loro che per i nostri, eccetera, eccetera, eccetera.

E gli intellettuali, i ricchi frequentatori di quel magnifico borgo, l’élite culturale, politica e dirigenziale che ha eletto Capalbio a residenza estiva privilegiata? Ne ho sentiti pochi, ma da nessuno ho ascoltato quelle alte ed eleganti parole che spesso elargiscono a beneficio del mondo intero quando si tratta di sistemare profughi o migranti in una struttura, spesso fatiscente, riadattata e posta ai margini di qualche periferia: bisogna accoglierli, perché è immorale pensare che non si possa trovare posto per loro.

Soprattutto là dove vivono i ricchi, verrebbe da aggiungere.

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2 risposte a Cinquanta profughi spiegano il mondo dei ricchi benpensanti

  1. Enrica scrive:

    Sul sindaco di Capalbio, senza felpa, va benissimo il titolo di un tuo precedente post:
    “Se non altro, erano meno ipocriti”. Quelli con la felpa.

  2. Fabrizio scrive:

    Ci insegnano che accoglienza vuol dire aggregazione e che convivenza vuol dire integrazione, ma purtroppo come sempre l’aristocrazia oligarchica dei poteri forti e la borghesia nobile della politica moderata “liberista e conservatrice” , oggi piu’ di ieri, non concedono “perche’ non l’ hanno mai imparata “la cultura insegnata che i nostri grandissimi artisti, scienziati,pittori, ……. hanno offerto “portando e diffondendo” al mondo intero.
    A scuola, e’ la maestra e/o i professori che insegnano ad un gruppo di studenti o e’ all’incontrario?
    Sara’ piu’ facile accoggliere e convivere ” insegnare , far apprendere e conoscere” in apparati di minoranza o di maggioranza?

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