In fondo, «basta vincere»

La riforma della Costituzione voluta da Renzi è stata approvata. Come un sol uomo, la sua maggioranza si è immolata al Senato e si è adeguata alla Camera, tacitando i dissensi e spianando le eccezioni. Il premier ha detto alle opposizioni che abbandonavano l’aula che «la democrazia non è fuggire dalle discussioni», ma non ha spiegato perché né lui né la ministra competente c’erano quando quelle discussioni le conducevano gli oppositori nelle rispettive dichiarazioni di voto. Tanto, a chi importa: lo ha detto lui, «basta vincere».

Nel giubilo dei giovani governanti (inspiegabilmente cereo, così è parso fra i banchi) e nella resa (invero malinconica, e non servivano immagini a dirla tale) dei vecchi oppositori, la Costituzione è stata riscritta per un terzo dall’unico Parlamento giudicato eletto con legge incostituzionale nella nostra breve storia repubblicana. È legittimo, certo, ed è quel che è avvenuto: la maggioranza s’è votata la “sua” Carta nel vuoto degli scranni abbandonati dalle minoranze. Così è stato ieri, così potrà essere ancora domani. E sinceramente, “gobettianamente”, mi auguro che accada.

Giunti a questo punto della storia, non so più infatti se sia meglio immaginare di spiegare passo per passo i rischi del meccanismo messo in piedi dalla nuova carta costituzionale abbinata alla rifatta legge elettorale, o lasciare che le cose si spieghino da sole. Perché, se il sistema è tanto perfetto che altri dovrebbero copiarlo, come si diceva, allora non sarà un problema se dovessero vincere quelli che adesso vengono additati a pericoli. Se così non è, e ipotetico vincitore autoritario potrebbe mettere a repentaglio la tenuta democratica del Paese facendo leva proprio sui poteri che quel combinato disposto offre, allora è un rischio che chi ha inteso queste riforme ha voluto correre. E mi auguro che si avveri, pure nel peggiore degli scenari, anche se so che ne pagherò le conseguenze.

Follia? Provocazione? E perché mai? Al contrario, è piena fiducia nell’operato di chi ha costruito il nuovo architrave delle istituzioni o semplice consapevolezza che è fin da ora sbagliato quanto è stato compiuto; scegliete voi. Ma visto ciò avete voluto farci vedere, con quale ardire potremmo domani dire a un’altra maggioranza che sbaglia a farsi la propria Costituzione?

In fondo, la prossima avrà vinto come l’attuale.

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1 risposta a In fondo, «basta vincere»

  1. Fabrizio scrive:

    Al colui e al suo partner nascosto ( ex Presidente della Repubblica) che ci sta-nno governando basta vincere anche rinnegando il diritto dei dei diritti del popolo italiano e cioè” il diritto di cittadinanza”.
    Chiedere al popolo italiano di astenersi ai referendum e’ rinnegare la democrazia diretta.
    Il referendum è l’unico sistema di forma qualitativa e contenuto quantitativo di libertà di espressione e libertà di pensiero.
    Il referendum e’ il sistema del bene comune per la legalità e giustizia sociale.
    Io spero in un futuro prossimo dove il diritto di cittadinanza sia reale e concreto; che ci permetta di scegliere e controllare ” attraverso i referendum” i propri rappresentanti politici.
    Domenica andrò a votare ” SI” per una democrazia diretta; andrò a votare “SI” per un Paese più giusto e più equo per Tutti noi.

    p.s. Con la riforma Costituzionale il primo articolo e’ stato concretamente modificato in:
    L’Italia e’ una Repubblica Monopolizzata fondata sull’uomo solo al comando , dove il lavoro e’ subordinato alle leggi autoritarie a tutele decrescenti e dove la sovranità non appartiene più al popolo ma al potere legislativo.

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