Se ne stanno facendo una ragione

“Ce ne faremo una ragione”, diceva Renzi a Fabio Fazio, quando questi gli faceva notare che, con alcune scelte, si sarebbe posto in contrasto con i sindacati. Ora, quella ragione sembrano farsela i sindacalisti, visto che, dopo insulti e attacchi continui, non solo Landini dà vita a un progetto sociale in contrapposizione a quello politico del presidente del Consiglio, ma anche Susanna Camusso dichiara apertamente che non voterebbe per il Pd renziano.

Tutto sommato, la cose che stanno avvenendo hanno una loro logica. Ad alcuni le scelte dell’attuale dirigenza del Partito democratico piacciono. Ad altri no. Se si festeggia la conquista dei voti che furono di Berlusconi, è normale che si corra il rischio di perderne qualcuno fra quelli che proprio per contrastare le sue politiche venivano espressi. Se attaccando i sindacati si fanno felici coloro che si entusiasmavano per le sortite di Brunetta, può accadere di perdere il consenso dei sindacalisti. Se ci si allea con la destra a vari livelli, presentando questa coalizione come modernizzazione del partito, è quasi ovvio che quanti pensavano alla sinistra come campo politico cerchino di praticare la loro azione in contesti differenti.

È semplice, e credo che sia anche normale, forse pure ricercato. Insomma, se quelli che volevano un partito diverso da quello renzizzato sono “gufi”, “rosiconi”, “professoroni”, “frenatori”, “tifosi della palude”,  “professionisti della tartina”, e tutto l’intero armamentario d’offesa dei nuovi campioni della giuliva tracotanza al potere, allora è chiaro che i nuovi potenti vogliano scacciarli. E che quelli che sono fatti oggetto di tali critiche tendano a allontanarsi. O qualcuno pensava che insultandoli li avrebbe convinti a votare?

Curiosamente, il Pd oggi punta solo a vincere, coscientemente rischiando di perdere i voti che aveva prima. Un po’ è quello che già accade nei contesti locali. Come spiega bene in un’intervista al Corriere la senatrice Rosaria Capacchione, ai vertici del partito interessa ormai solo il risultato. Raccontando l’aneddoto legato a un piccolo partito, pronto a imbarcar chiunque pur di prendere voti l’esponente democratica, espressione di una delle tante anime dei convertiti al renzismo, quindi non accusabile di atteggiamento prevenuto e oppositivo, dice che oggi i vertici del suo partito “si stanno comportando allo stesso modo”. Una scelta, per carità. Non la mia, ma possibile, è infatti attuata.

Il punto, semmai, è un altro. Sempre la parlamentare dem aggiunge che, per il comportamento tenuto da quel piccolo partito nel suo esempio, lei aveva ritenuto giusto “non votarlo”. Bene, concordo. Ma siccome quello a questo va comparando, sta anche dicendo che sarebbe giusto non votare il Pd?

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento