Gli hanno solo reso l’invito

“Beppe, vaffa…. Forse non se l’aspettava nemmeno lui, di certo non in quel modo e non nella sua Genova. Eppure, è successo. Giunto in strada, un gruppo di ragazzi che era lì per spalare, ha accolto Grillo dicendogli, in buona sostanza: “se sei venuto qui per spalare, prendi una pala, altrimenti, riprendi la via per cui sei arrivato”.

Cos’è successo? Semplicemente che chi stava in quella strada a combattere i danni dovuti all’esondazione dei torrenti e alle speculazioni edilizie, non aveva nessuna voglia di sentire esondanti torrenti di parole per tentare una speculazione politica su quell’allagamento. E dopo avere per anni mandato tutti a quel paese, Grillo ha dovuto fare i conti con la restituzione dell’invito.

Certo, gli spalatori volontari sanno che né lui, né il M5S sono la causa di quei problemi, ma pensano anche che, né l’uno, né gli altri, possano esserne la soluzione. Non a parole, almeno, non per quanto hanno fatto vedere fin qui.

La nemesi è potente, ovviamente, per questo ha fatto il giro dei giornali e delle tv, che altro non aspettavano: il capopopolo che sferzava la casta sferzato come e forse più della casta dal popolo. Un cortocircuito perfetto, sul quale i media si sono lanciati a capofitto. In serata, poi, l’ex comico fattosi politico ha cercato di parare il colpo, col solito post sul blog, ma ormai il fatto era accaduto.

L’altro cortocircuito, però, forse ancora più importante, per quanto meno evidente, il M5S l’ha fatto su un piano diverso. Postisi come forza antisistema, sono entrati nel sistema con la promessa di rovesciarlo, ci sono rimasti impigliati, e oggi provano a fare l’opposizione extraparlamentare nel Parlamento: un paradosso ingestibile, al di là del merito della loro azione politica concreta.

Quel punto critico è avvertito da molti, anche all’interno dello stesso movimento, immagino. Unitamente, credo, all’altro, quello che fa temere agli stessi attivisti ed elettori che il momento magico, quello in cui si poteva tentare con qualche speranza l’assalto al cielo, sia già passato, e potrebbe non ritornare così velocemente, o addirittura mai più. Un momento in cui il M5S era percepito alternativo proprio per la sua alterità rispetto allo scenario politico disponibile.

Oggi non è più così. E questo, magari, spiega il senso di quell’accusa d’essere “come gli altri”, impensabile alcuni mesi fa, o dell’insistenza di Grillo, ma pure di alcuni parlamentari, sull’inutilità del continuare l’azione all’interno del Parlamento, se non solo non si riesce a incidere, ma quel lavoro, all’esterno, nemmeno viene percepito. Certamente, anche questa è una nemesi, dato che quel ragionamento può valere per tutti i deputati e i senatori che loro, fino a ieri, appellavano senza alcuna distinzione come casta. Il movimento, però, questo non lo regge, proprio perché non è un partito.

Non ancora. Perché potrebbe diventarlo, e già alcuni segni ci sono, dalla sempre più spinta e palese richiesta di autonomia che gli eletti ricercano rispetto al leader, fino alla rivendicazione di processi decisionali diversi e di un percorso di guida realmente contendibile: come in un partito, appunto, con tutti i limiti e le potenzialità, i pregi e i difetti che questo significa.

A quel punto, ci potrebbe essere un altro soggetto a rivolgere loro l’accalorato invito per anni fatto da essi agli altri, e a giocare sul terreno della rappresentanza di chi sta fuori, in una successione che, su quel piano, appare ed è infinita, proprio perché, in un certo senso, il clivage che il movimento alle origini individuava, era reale ed è tutt’altro che eliminato: quello che passa e divide chi è contemplato nella rappresentanza e nel processo democratico, e chi ne è escluso, messo ai margini, dimenticato.

Il rischio è che in questo modo fallisca il concetto stesso di possibile opposizione all’interno del sistema democratico, condividendone i valori e i meccanismi, e chi da quello si senta escluso, non abbia altre possibilità che praticare contro di esso le proprie rivendicazioni.

Ma questa è un’altra storia, di cui quella del M5S non porta le responsabilità, come non ha saputo offrire le risposte. Rimane una questione aperta sul terreno, che emerge e s’immerge, come fenomeno carsico, fra astensioni e proteste, rinunce e lotte spontanee, e di cui, da quanto si evince dai loro comportamenti, ai titolari della rappresentanza interessa poco o nulla.

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