Mi sono astenuto nella votazione per Cuperlo alla presidenza dell’assemblea del Pd, non perché pensassi che non fosse in grado di ricoprire quel ruolo, ma perché pensavo che non fosse il caso. Mi dispiace ora per le sue dimissioni, non perché pensi che dovesse rimanere per forza presidente, ma per le motivazioni che lo hanno spinto a farlo e per il senso di risentimento che traspare da quel gesto.
Sul piano personale, immagino la difficoltà del momento. Però, sinceramente, alcune cose non tornano, altre, semplicemente, arrivano troppo tardi. Cerco di spiegarmi meglio, ma consentitemi di evitare il finto buonismo e la falsa correttezza fuori luogo che sento in giro a proposito di quanto sta accadendo nel Pd.
L’attacco di Renzi è pesante? Sì. Ma non meno di quelli che lui ha ricevuto da chi lo definiva “in continuità col berlusconismo”, “ex portaborse”, “pappagallo di tesi liberiste”, “dittatore”, di chi diceva “il ragazzo si farà male” o “è pericoloso per il Paese”… E potrei continuare, ma non servirebbe. Una durezza di toni che a Renzi non è stata risparmiata quando lui era minoranza (io non gliel’ho risparmiata allora, non gliela risparmio ora) e che, infatti, lui sottolinea replicando alla lettera di dimissioni di Cuperlo, parlando del partito come di una comunità dove “ci si può sentire offesi perché uno ti dice che sei livoroso. E dove si può rimanere con un sorriso anche se ti danno del fascistoide”.
Ma Cuperlo, spiegando le sue dimissioni, parla del pericolo dell’omologazione, di pensiero e di linguaggio, all’interno di un modello di partito che non accetta la possibilità del dissenso e del confronto. In pratica, Cuperlo pare temere che nel partito si affermi un’idea della democrazia come “a-conflittualità” mediata dal carisma del capo, e che al massimo consente alla diversità di opinione lo spazio d’un voto, il tempo della determinazione dei rapporti di forza. Insomma, di una democrazia, in definitiva, che si trasforma in una sorta di dittatura della maggioranza. Tutto giusto, tutto vero. Però.
Però, Cuperlo sta parlando dell’omologazione a cui lui e quella che era la maggioranza del Pd fino a ieri voleva che si piegassero tutti gli altri nell’applaudire quelle larghe intese che la direzione del Pd aveva deciso, dell’idea della politica come tacitazione del conflitto (idea fatta propria da Napolitano, troppo acriticamente portato ad esempio e preso a modello proprio dalla parte di cui Cuperlo è fra i principali esponenti), imponendo quello schema ai gruppi parlamentari che non potevano discutere nemmeno se fosse normale che un ministro della Giustizia avesse rapporti di amicizia continuata con detenuti in via di giudizio o che un ministro dell’Interno abdicasse al suo ruolo di capo del Viminale, lasciando campo libero a diplomatici stranieri. Cuperlo, in quel silenzio imposto, non scorgevi nessun pericolo?
Per esempio, quelli che si opponevano al governo con Berlusconi (cosa, a mio modesto giudizio, ben peggiore che discuterci insieme la legge elettorale), nei mesi scorsi sono stati banalizzati (“fanno i fighi”), fatti oggetto di squadrismo verbale (“fanno i froci con il culo degli altri” – mi scuso per il linguaggio, ma come ripeto spesso in queste circostanze, è la pena a cui obbliga la citazione di simili fonti), delegittimati (“cercano visibilità e palcoscenici per carriere personali”). E questi attacchi venivano da chi, magari, oggi sostiene le ragioni di Cuperlo o di cui Cuperlo ha sostenuto l’azione. Se questo è stato seminato per mesi, cosa ci si aspettava di raccogliere?
Importanti dirigenti del Pd hanno visto mandanti morali di atti criminali in chi si opponeva alle grandi opere, pericolosi e cattivi maestri in chi criticava le decisioni del Parlamento, folli giustificatori della violenza in quelli che, attraverso le proprie parole e i propri pensieri, semplicemente provavano a dire qualcosa di diverso dal comune pensiero omologato al mito della pacificazione, della stabilità, della governabilità.
Forse sbagliavano, ma non avevano anche quelle voci il diritto di esprimersi, di essere ascoltate, di essere rispettate? Invece, nulla di tutto questo è stato loro concesso. Anzi, proprio quelle, da chi fino ad ieri guidava il Pd e che ancora guida il Paese (altro che minoranza), venivano tacitate, cercando di obbligare a quell’assenso che ora si accusa altri di voler imporre. Verrebbe da dire (come alcuni in verità fanno), dopo aver visto per troppo tempo una maggioranza che ora è minoranza disprezzare le opinioni minoritarie: “v’accorgete solo ora che non è quello il modo di stare in un partito?”.
Ma la cosa più bruciante, l’immagine più forte, permanente, e che però toglie agli sconfitti anche il fascino estetico delle figure patetiche, è l’ironia sprezzante con la quale in tanti (e non nascondo la mia) ora si gettano su di loro. Ed è proprio questa quello che meno sopportano, il motivo per cui non riescono a sostenere il confronto.
Ieri Renzi ha attaccato Cuperlo pungendolo sul vivo, ingenerosamente, certo, ma su un dato reale, non sindacabile e facendoci dell’ironia. E ha portato come pietra di paragone, per segnare la differenza fra chi aveva il diritto di esprimere il dissenso rispetto al tema dell’assenza delle preferenze nella proposta di legge elettorale in discussione e chi no, proprio quel Fassina che qualche giorno prima, sprezzantemente, aveva liquidato con un “chi?”.
Leggo in queste ore i commenti di molti miei amici e compagni. Ci trovo la stessa ironia. Ma è un’ironia perfida, che nasce come reazione alla spocchia di un ceto politico che, al di là dell’età, si è creduto inamovibile per meriti tanto insindacabili quanto oscuri, inserito in un progetto di cui loro, e loro soltanto, erano i protagonisti e potevano esserlo, e che ha soppresso, così facendo, ogni possibilità di empatia.
Per anni, l’arroganza di quel non doversi mettere in discussione perché si era classe dirigente “a prescindere” li ha resi antipatici nel senso letterale, persone con cui non si può condividere alcun patire. Ecco, non sono diventati renziani tutti coloro che infieriscono su quella sinistra sconfitta: è che molti si fidavano e si erano affidati, e per anni, proprio a quelli di quella parte, ma sono stati traditi e gli è stato pure spiegato che i traditori erano loro, quelli che si erano fidati, non quelli di cui si fidavano.
Il resto è il risultato di quello che si è fatto. Tutto qui.
Nessuno difende adesso Cuperlo o Fassina? Beh, di grazia, ma dov’erano loro quando erano gli altri quelli da difendere? Quando sparute minoranze interne dissentivano rispetto alla “loro” maggioranza, loro dov’erano? Era appena ieri. Oggi, e mi dispiace, molti ridono e scherzano su quella sconfitta, come ha appena fatto Maurizio Crozza a “Ballarò”. Mi dispiace, ripeto, ma non posso dire che mi stupisca. L’altro giorno scrivevo, a proposito della diversità di opinioni espresse contro chi in questa stagione si scopre minoranza nel partito ma che nella precedente fu maggioranza: “quel dissenso fu marginalizzato, accusato di irresponsabilità, ritenuto pericoloso, aggressivo, addirittura violento, quando non banalizzato e reso ridicolo attraverso caricature e turpitudini verbali che non sto qui a ripetere. Si spiegò, a quei dissidenti, che quelle loro posizioni erano troppo comode e sterili, senza prospettive e insensate. Si disse loro che le situazioni erano troppo complicate per poter essere capite e spiegate. Si fece capire loro che sarebbe stato meglio il silenzio, e che lasciassero lavorare quelli che sapevano ciò che andava fatto e come. Ed ora? Ora quei dissidenti schietti di allora tacciono, più disinteressati che stanchi. E al massimo comprano le birre e i pop corn e si godono lo spettacolo. Non era quello che volevate?”.
Già, non era quello che volevano?
Post scriptum: però, che tristezza.
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il precedente segretario del pd, bersani (ma, a essere onesti, neanche il primissimo segretario, cioè veltroni; e nemmeno, per ovvie ragioni, i due segretari “traghettatori” franceschini ed epifani) non ha mai, mai in nessun caso, adoperato un linguaggio tanto violento, sprezzante e volgare nei confronti di un avversario interno (anzi, l’avversario interno più forte, franceschini, gli chiedeva qualcosina per stare buono, il posto di capogruppo, qualche assessore, cose così). non ha mai risposto con accuse personali a critiche politiche, peraltro perfettamente fondate e legittime (forse che, visto che cuperlo è stato eletto col listino, allora non può criticare? forse che quello che dice è peggio del verbo di una boschi o di una bonafè o di una di giorgi?).
ed è vero quel che dici, molti, stremati da una classe dirigente bersaniana scandalosamente inadeguata, si sono buttati per disperazione su renzi. bravi, adesso allora ve lo cuccate. che, i suoi strali e la sua rabbia mal repressa, la riversa, curiosamente o forse no, solo sugli ex pci, mai ad esempio su dinosauri di pari età e consunzione come franceschini, felicemente imbarcato invece sul suo yacht.
io, di mio, posso dire di aver mollato il pd in tempo, di non aver votato bersani nemmeno al ballottaggio alle primarie, nel 2012, dopo averlo votato nelle primarie del 2009 ed essermi perfino tesserato. alle primarie ultime ho votato cuperlo, e lo rivoterei altre mille volte. troppo esile, culturalmente e politicamente, il civati, troppo stupide le sue battutine, troppo incerto su temi importanti, come la patrimoniale, per dirne una, o le regole da dare al mercato del alvoro, per dirne un altra. e bravi voi rebeldes civatiani, partiti, a vostro dire, per spaccare il mondo, e oggi a godervi beatamente lo spettacolo, con un posticino al caldo in segreteria, come un franceschini qualsiasi; all’ombra del nuovo capo…
Condivido le riflessioni espresse in questo post. La dimessa maggioranza passata non merita nessuna solidarietà. Sono i responsabili di errori giganteschi che ci hanno portato alle larghe intese. Non hanno nessuna credibilità per criticare Renzi in materia di gestione del partito e di rapporti con la minoranza. Capisco anche il senso di rivalsa di chi è stato vilipeso ieri e oggi prende birre e popcorn e si gode lo spettacolo.
Tuttavia faccio sommessamente notare che:
1) le critiche a Renzi sono fatte in modo pretestuoso ma sono giuste nel merito
2) siete proprio sicuri che tra qualche mese non arriverà anche il vostro turno di eseere ridicolizzati e praticamente espulsi dalla vita del PD? Nella precedente gestione avevate uno spazio anche se residuale. Dubito che Renzi vi userà la stessa cortesia.
Come ha scritto B. Brecht: “Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare”
Lara
P. S. Io non mi diverto affatto perchè non sono le nostre idee di cambiamento che hanno messo in minoranza i Fassina e i D’Alema ma qualcosa che potrebbe farceli rimpiangere. Alla fine noi perdiamo sempre…
“troppo esile, culturalmente e politicamente, il civati, troppo stupide le sue battutine, troppo incerto su temi importanti, come la patrimoniale, per dirne una, o le regole da dare al mercato del alvoro, per dirne un altra. e bravi voi rebeldes civatiani, partiti, a vostro dire, per spaccare il mondo, e oggi a godervi beatamente lo spettacolo, con un posticino al caldo in segreteria, come un franceschini qualsiasi; all’ombra del nuovo capo… ”
Grazie, Jacopo, per aver confermato la mia tesi: per chi ha votato Cuperlo, è lecito e normale dire quello che hai detto dei civatiani, ma non lo è dirlo di Cuperlo. Il perché è avvolto in misteri che non comprendo.
sì, ma vedi, io non sono il segretario del pd. e quello che ho dato, non è un giudizio personale, ma un giudizio politico. non ho detto “civati quello che dici può anche essere giusto ma visto che sei tu non mi piace”. ho detto, invece, un’altra cosa: che civati non mi ha convinto per niente nè quanto ai contenuti (torno a ripetere, incerti e tentennanti, almeno con riguardo alla materia che più mi sta a cuore, cioè i diritti sociali; e del resto, civati partì frequentando il gruppo dei “piombini”, assieme alla tinagli, proseguì a fianco di renzi, poi ebbe una svolta “radical” più in realtà nell’estetica che nei contenuti, con qualche presenza, meritoria a qualche manifestazione fiom snobbata da tutto il resto del partito, per poi “tornare alle origini” nella campagna per le primarie, fare proposte che a me non hanno convinto, appoggiarsi a un economista, taddei che ha idee che non condivido e che infatti oggi siede in segreteria. chiusa la lunga parentesi), nè quanto alle modalità comunicative (non mi piace il suo stile comunicativo, fatto di battutine e giochini di parole stracchi e riproposti a ripetizione, di un’ironia un po’ supponente, e in sintesi – e questo è solo il mio parere – di un modo di fare che cerca più l’effetto nel breve, che di proporre un vero e articolato ragionamento politico; anche i post nel suo blog, siano lunghi o brevi, si potrebbero sintetizzare con tre parole; un modo di comunicare cioè che fa il verso a quello renziano, sia pure in modo molto ma molto meno antipatico e irritante).
cuperlo mi ha convinto di più sia nello stile, non televisivo, non piacione, non alla ricerca dell’effetto immediato, sempre alla ricerca del ragionamento (non nego che a me, personalmente, emoziona molto di più uno così, che non tipi da reti mediaset come renzi e anche civati), nelle proposte, nelle parole; in tutto.
e mi convince di più adesso, che fa un’opposizione interna quasi impossibile, mentre civati, furbamente, nota che “mettersi contro renzi oggi equivale a un suicidio”.
cuperlo lo ritengo di sinistra, nei contenuti, nei modi, e anche nella storia. civati molto meno, negli uni e negli altri. e, oggi, più che mai.
una critica politica, dunque. tutto qui.
Lara, quel turno è già arrivato. Siamo già stati ridicolizzati, banalizzati, praticamente espulsi. E da quelli che oggi lamentano il trattamento riservato a Cuperlo. Che ha ragione da vendere quando dice che un partito si dirige, non si comanda. Ma allora, di grazia, loro che cosa facevano? Le parole di Brecht (che poi sono di Martin Niemöller) fai bene a citarle, ma guarda che quelli che non ci sono più per protestare sono quelli che han comprato le birre e i pop corn, ai quali, da quelli che guidavano ieri, è stato spiegato: fatevi da parte, che decidiamo noi. E ci si è fatti da parte.
Rocco, la tua risposta conferma la convinzione maturata nel corso di questo annus horribilis. Non c’è nessuna speranza! Alle primarie ho sostenuto Civati perché ho creduto nella sua proposta di ricostruzione politica e culturale. Sapevo che non avremmo vinto ma speravo che alla fine fossimo di più.
Il risultato delle primarie ha dimostrato che è avvenuto un mutamento profondo negli elettori di sinistra che sono diventati come i berlusconiani. Hanno scelto la via più facile, affidandosi all’uomo nuovo che promette di “fare” e di “vincere” senza chiedere di declinare meglio il cosa e il come. Il Pd di ieri non mi piaceva ma almeno potevo illudermi che le cose sarebbero migliorate. Oggi c’è il vuoto. Ho tentato di ascoltare Renzi e i renziani ma non riesco a trovare valori o idee condivisibili. Per la prima volta in 20 anni non voterò e mi auguro che il Pd leopoldizzato sia sconfitto dal Caimano.
Scusami per questo lungo sfogo ma sono profondamente disillusa
Lara
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