E poi di questo non parlo più

Ieri, commentando un mio articolo, Lara mi ha ricordato le parole di una famosa poesia di Martin Niemöller, spesso attribuita a Brecht, quasi a voler mettermi in guardia sui rischi che stiamo correndo. È strano, perché in effetti anch’io stavo pensando alle parole del teologo tedesco , ma credo da un’angolazione diversa da quella di Lara. Ricordando i versi di quella famosa poesia (e non dovremmo mai dimenticare che a volte le cose iniziano con aspetti che condividiamo solo perché colpiscono altri), anch’io stavo ragionando su quanto accaduto nell’ultimo anno all’interno del Partito Democratico. Non me ne vorrà la memoria del pastore protestante, e spero mi perdonerete se uso le parole di un testo che rimanda alla stagione più drammatica della storia del nostro continente, ma in effetti, qualcuno dell’ex maggioranza oggi potrebbe riflettere sul fatto che:

All’inizio ce la prendemmo con quelli che si non adeguavano,

e fui contento, perché dovevano smetterla di fare i fighi.

Poi ce la prendemmo con quelli che ci chiedevano un altro nome da votare,

e stetti zitto, perché non si capiva cosa volesse quella gente.

Poi ce la prendemmo con chi chiedeva le dimissioni di ministri inadeguati,

e fui sollevato, perché con il loro modo di fare poteva cadere il governo.

Poi ce la pendemmo con chi diceva che non era il caso che facessi il presidente,

e non dissi niente, perché da quel ruolo potevo continuare ad essere uomo del partito.

Un giorno se la presero con me che ero stato eletto senza le preferenze,

e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Questa voce è stata pubblicata in libertà di espressione, politica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

4 risposte a E poi di questo non parlo più

  1. Jacopo scrive:

    continui a confondere battaglie politiche e giudizi personali.
    quelle che i civatiani hanno fatto (o, almeno, si vantano ai quattro venti di aver fatto) sono battaglie politiche; che possono venire osteggiate – nei fatti lo sono state – con argomenti politici, per quanto esili, per quanto pretestuosi (quante volte alla geloni, o a stumpo o a un’altro qualsiasi di questa strana umanità, è sfuggito di bocca un insulto, un’offesa? credo mai; rispondevano con stupidaggini, che facevano cadere le braccia e anche qualcos’altro, ma che non toccavano mai la sfera personale. non offendevano, ti prendevano per sonno!) . cuperlo invece è stato offeso, non per qualcosa che ha detto, ma per quello che è (che in realtà, lo sappiamo tutti, se le primarie le avesse fatte le avrebbe passate senza difficoltà), come prima è stato offeso fassina.
    evidentemente, quindi, per voi, se uno vi fa un’obiezione politica, che può essere la più sbagliata e isulsa possibile ma rimane un’obiezione politica, allora non va bene; se uno vi offende, o meglio, se offende qualcun altro che non siete voi, va tutto bene (specie se prima ha fatto accomodare uno dei vostri in segreteria…)!

  2. Rocco Olita scrive:

    Ho detto che di quello non parlo più, e siccome voglio mantenere la promessa faccio parlare altri.
    Enrico Letta, a proposito di chi dissentiva dalla linea della maggioranza: “giocano a fare i fighi” – http://www.unita.it/italia/incontro-pd-letta-premier-bersani-speranza-verifica-renzi-renziani-pdl-direzione-congresso-epifani–1.512706
    Stefano Esposito, su quelli che votavano in dissenso alle decisioni del gruppo parlamentare: “fanno i froci col culo degli altri” – http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/2565000/2563936.xml?key=f.c.&first=131&orderby=1&f=fir&dbt=arc;
    Stefano Fassina, a proposito di Renzi: “un ex portaborse” – http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/22/fassina-renzi-un-ex-portaborse-ripete-a-pappagallo-ricette-di-destra/272293/
    Ecco, ad esempio, dov’è il valore di “obiezione politica” in simili affermazioni. Ma ovviamente, la colpa è mia che non riesco a cogliere l’acutezza dei ragionamenti.
    Le obiezioni mosse da quelli che dissentivano dalla linea di stare al governo con Berlusconi e Alfano, per dire, erano tutte politiche, ma venivano, nella migliore delle ipotesi, banalizzate. O a quelle veniva risposto con fanno “i fighi” (per dire della parità di genere, forse) o “i froci col culo degli altri” (all’anima della lotta all’omofobia, giusto?). Non va bene se si offende, ma non va mai bene. Non va bene se lo fa Renzi con Cuperlo, non va bene se lo fa Fassina con Renzi.
    Ma per chi fino ad ieri ha guidato il Pd (e nelle segreterie, per usare il tuo metro, s’accomodava tranquillamente al fianco di quei renziani con cui oggi è male che altri prendano anche solo il caffè insieme, mentre ancora s’accomoda insieme al governo, offrendo a Renzi altri posti lì dentro come soluzione di problemi che, a sentire loro, sarebbero di profonda, sostanziale e inconciliabile diversità di visione politica), evidentemente, non era così. Lo dico io? No, io ho detto che di quello non parlo più. Lo dice Matteo Orfini: “di Renzi abbiamo detto ben peggio” – http://www.ilpost.it/2014/01/06/orfini-critica-fassina-renzi-abbiamo-detto-ben-peggio/
    Grazie Jacopo per i tuoi preziosi contributi alla discussione. Sinceramente.

    • Jacopo scrive:

      beh, con non molta simpatia per enrico letta, mi pare che la sua uscita sia stata sciocca, ma non certo offensiva; più che un’accusa personale, una critica espressa in modo un po’ stupidotto, ma niente di più.
      su esposito sono d’accordo al 1000%; non lo sopporto e il fatto che abbia sostenuto cuperlo mi fa sinceramente schifo.
      quanto a fassina, anche qui, io un po’ dissento da te, perchè quell’espressione forte era stata lanciata, dopo l’ennesima uscita di renzi sullo stesso tema “io-sono-il-nuovo-il-giovane-quellodelnuovomillennio-voi-siete-novecento-funzionari-impaludati-ideologici-eccetera”; in realtà, effettivamente renzi non è il nuovo, ma un democristiano scaltro e già di lungo corso nonostante la giovane età, che ha avuto la fortuna di diventare presidente di provincia a 29 anni grazie alle conoscenze giuste e al fatto di essere nato in una delle province più rosse d’italia (quindi non ha nemmeno dovuto fare quel minimo di fatica per farsi votare), poi effettivamente uomo di fiducia di lapo pistelli, che ebbe la scaltrezza di mollare -con fiuto politico degno di un marpione navigato- quando pistelli partcipò alle tragicomiche primarie fiorentine nella veste di “candidato di veltroni”, contro michele ventura che era il “candidato di d’alema” (e renzi si impose dicendo che invece, lui, non era il “candidato di nessuno”).

      resta comunque sempre il fatto, dirimente, che renzi ora non è un esponente fra i tanti, per quanto importante, del pd, ma ne è il segretario. cioè quello che, come dicono i bersaniani, deve “fare la sintesi”, o comunque cercare di mantenere unito il partito, e, diciamolo, anche volare un po’ più alto dei fassina e della gente orrida come esposito (quanto mi sta sul cazzo esposito). invece lui più arriva in alto, più si rivela arrogante, volgare, padronale nel gestire il partito (olterchè di destra nei contenuti e nello stile). a me, che pure non faccio più parte del pd, preoccupa che il pd abbia un segretario così (circondato da una corte di fedelissimi di livello così basso che i pasdaran bersaniani al confronto sono i discepoli di socrate nel simposio). stupisce che chi ha proposto certi temi fino a poche settimane fa, oggi faccia di tutto per sembrare, come dire, un po’ adagiato…

  3. hank bukowski scrive:

    Scusate, ma state facendo un discussione da condominio. Intorno a temi che non andrebbero presi nemmeno in considerazione. In quanto di nessuna rilevanza politica. Non interessa a nessuno sapere chi è più figo, o rotto di culo, o snob, o gay, o maleducato, nel PD. Piuttosto sarebbe utile capire, intanto, se il Pd ha una linea politica. Riempita con quali contenuti programmatici. A tutela degli interessi di quali categorie. Secondo quale visione del mondo e soprattutto verso quale prospettiva agire per imprimere una svolta ai rapporti economici globali. Non si sa, o perlomeno non si capisce. Ma quando un partito litiga sulle cazzate, vuol dire che ha un programma vuoto. E’ un partito di potere che insegue l’alternanza, non l’alternativa. A mio parere, l’unico che ha le idee chiare è il neo-democristiano Renzi: vuole isolare e marginalizzare i babbioni della ex sinistra; vuole una legge elettorale che lo possa far vincere; e se non vince al primo turno, vuole ricompattare tutta l’area dei moderati al secondo turno, in un governo di larghe intese centriste. Così da far dimenticare, definitivamente, che l’Italia abbia avuto o possa avere una sinistra presentabile. Chiamatelo fesso!

Lascia un commento