Caro Alfredo, tranquillo: la situazione è grave, ma non è seria

Personalizzare lo scontro sul referendum costituzionale «non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del no che, comprensibilmente, sui contenuti si trova un po’ a disagio». È da dettagli come questo che uno capisce d’essere inadeguato alla presente stagione politica: io, la faccia di sussurrare appena una cosa del genere dopo aver fatto di quella consultazione la madre di tutte le battaglie, tanto da dire che «se perdo, vado a casa», davvero non saprei trovarla.

Invece, Renzi ci riesce benissimo. Lui, non altri, ha posto sul voto referendario il carico del governo, lasciando intendere come lì si giocasse tutta la partita e non risparmiando toni escatologici sulla scia di quel “après moi le déluge!” attribuito a Luigi XV. Argomenti molte volte sentiti nelle tifoserie del premier al punto che pure sostenitori spesso sobri han spiegato che «solo un ipocrita può dire che, se ci fosse un rigetto su una questione così importante, su cui il governo si è tanto impegnato in Parlamento, non si porrebbe un problema per le sue sorti», ammettendo che la faccenda è affare dell’esecutivo e che, di conseguenza, la riscrittura di un terzo della Costituzione è questione di parte, di maggioranza. Ora, improvvisamente, lo stesso presidente del Consiglio spiega il contrario, che sono quei professoroni cattivi e quei gufi rosiconi del “no”, peraltro motivato solo da odio verso di lui, a voler personalizzare lo scontro.

Se tutta la vicenda fosse seria, ci sarebbe da preoccuparsi e chieder parere a uno bravo. Per fortuna, qui stiamo solo scherzando. Mi dispiace che non se ne siano accorte voci importanti, come quella di Alfredo Reichlin che l’altro giorno scriveva dicendosi preoccupato per il tenore che stava assumendo il confronto, e chiarendo: «prima di votare io voglio capire bene di che cosa stiamo discutendo. Di una correzione matura da tempo del vecchio bicameralismo perfetto, riducendo il Senato a una dimensione regionale, con in più una serie di misure, alcune anche discutibili, ma nell’insieme accettabili? Oppure si tratta di un plebiscito popolare che Matteo Renzi chiede su se stesso? Sono due cose diverse, e molto diverse. Io non voglio una crisi di governo al buio e di Renzi apprezzo molte delle sue grandi doti. Ma considero una sciagura questa scelta calcolata di spaccare il Paese tra due schieramenti contrapposti. Da un lato quello del Sì, cioè di chi “vuole bene all’Italia” e disprezza tutti i governi della Repubblica che si sono succeduti prima di questo (il discorso esaltato di Renzi a Firenze). Dall’altro lato il partito del No: il mondo dei conservatori, dei professori, dei gufi, dei nemici. Ma ci si rende conto delle conseguenze? Non credo che verrà il fascismo ma non aumenterà certo la governabilità».

Caro Alfredo, maestro di tante cose, questa volta credo tocchi a me farti veder il vero nelle circostanze. Lo so, può sembrarti irriverente e ti assicuro che per me è davvero imbarazzante dover sostenere la disparità del dibattito, eppure lo faccio. Anzi, lo faccio fare a Ennio Flaiano, sperando tu possa tranquillizzarti: «la situazione politica in Italia è grave, ma non è seria».

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4 risposte a Caro Alfredo, tranquillo: la situazione è grave, ma non è seria

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  3. giuseppe scrive:

    E’ brutto finire un’onorata carriera perdendo in casa contro l’ultima in classifica senza toccar palla e sbagliare malamente un rigore

  4. giuseppe scrive:

    Adesso Renzi ha corretto il tiro, ma intanto il segnale , chiaro e forte, è stato mandato!

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