Il rischio della normalità

Se mi dichiaro contrario all’Expo così com’è, sono un fiancheggiatore dei criminali che hanno devastato Milano lo scorso primo maggio? Se dico che non avrei cementificato 110 ettari di Brianza, spendendoci qualche miliardo, per fare un’esposizione che, credo, nonostante gli sforzi retorici non allevierà affatto le sofferenze di chi patisce la fame, sto giustificando quelle violenze? Se penso che lo slogan “nutrire il pianeta” per una manifestazione realizzata nei modi in cui è stata fatta altro non è che il tentativo patetico di dare una verniciatura etica a un’operazione commerciale, vuol dire che sono un sostenitore dell’ideologia Black bloc? Evidentemente no.

Eppure, sta passando l’idea che chiunque sia contro qualcosa, conseguentemente stia con i violenti e i sabotatori che vogliono distruggerla. È così per l’Expo, è così per i trafori del Tav, è così in ogni, singola, maledetta situazione in cui la maggioranza ha già deciso, e chi si oppone va criminalizzato. Bene: io non ci sto. Perché la violenza di piazza degli incappucciati non c’entra affatto con la libertà di dissentire, e però questa non può essere limitata perché c’è quella; altrimenti, a rischio non è un evento o una grande opera, ma l’intero assetto democratico che ci siamo dati.

Il linciaggio verbale (trovate voi un’altra espressione per l’aggressione di un’intera folla verso un’unica persona) a cui è stata sottoposta una militante “no Expo” ieri, è un segnale più preoccupante, e lo dico sapendo quanto sia rischioso sostenere simili tesi, delle azioni criminali – e come tali da perseguire e punire – dei professioni degli scontri in strada.

Lo è perché i violenti di mestiere sono una devianza pericolosa, certo, ma limitata nel numero e soprattutto chiaramente individuabile e comunemente intesa quale problema da combattere e risolvere. Quelli che hanno contestato, al di là delle ragioni e delle sue personali responsabilità (ché è ancora la responsabilità personale del reo il principio della nostra civiltà giuridica, giusto?), quella ragazza che aveva, e solo perché le aveva, idee diverse dalle loro, rischiano di passare come la normalità, gli equilibrati benpensanti, i paladini dell’ordine e della morale.

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3 risposte a Il rischio della normalità

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  2. Giuseppe scrive:

    caro Rocco,
    questa è la “società civile”
    Il livello del pensiero è sotto i tacchi . Poi ci si meraviglia se c’è tanta gente che votava Berlusconi ed ora vota Renzi ? All’epoca di Berlusconi ci si domandava che fare , dopo la sua caduta, per combattere nella coscienza degli italiani le incrostazioni lasciate dal berlusconismo……………..
    Nel merito delle parole di uno del video : “L’Expo da’ da mangiare a moltissima gente”
    Ai ragazzi dell’organizzazione non piu’ di un panino al giorno. Per i Farinetti invece sono affari d’oro.

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