«E che vuo’ fa’? Domani è la vigilia, oggi ci dobbiamo mantenere leggeri, perché poi vengono tutti questi giorni di festa, si deve mangiare assai. Conce’, fai nu poco di brodo vegetale, che tu lo fai così bene, con tutte quelle verdure, la radica gialla, o’ sedan, la cipolla; ché a me m’ piac’. Eh, un poco di brodo vegetale, e c’ min trecento grammi ‘e tubett», dice Luca Cupiello a Concetta. «A me, i tubetti non mi piacciono», s’intromette il figlio Tommasino. «Tu te ne devi andare. Abbiamo deciso che te ne devi andare? Sono tubetti che non ti riguardano», lo zittisce immediatamente il padre.
Ora, anch’io, me ne sono andato, e quindi, per citare la commedia di Eduardo, quello che accade nel Pd non sono più tubetti che mi riguardino. Detto questo, in linea di massima, mi sembra logica e sensata l’idea di una rifondazione del partito, espressa da autorevoli suoi esponenti di oggi o di ieri e da intellettuali e commentatori, come si dice, d’area. Però, seriamente, mi chiedo come si possa fare quella rifondazione, col gruppo dirigente che c’è ed è, allo stato dei fatti, ineludibile, al di là delle suggestioni naïf di cui si legge sui giornali.
Non si può avere un partito slegato da chi lo rappresenta, e da ciò che questi rappresentano, nella storia recente e per le scelte fatte e sostenute. Quindi, siccome i dirigenti che ci sono, sono tutti (e quasi solo questi) in Parlamento, da quelli e con quelli si dovrà credibilmente ripartire. E dato sono gli stessi che hanno guidato sino a oggi, la rifondazione col timone, e le risorse e le decisioni istituzionali, saldamente nelle loro mani, la vedo difficile.
Per esempio, come si riprendono quelli che sono andati via, se i volti e i nomi in rappresentanza del partito sono sempre quelli degli Orfini, Madia, Serracchiani, Orlando, Ascani, Guerini, Lorenzin, Franceschini…? E come si avvicina chi dovrebbe arrivare, con le stesse persone ad accoglierli, di cui si conoscono, già e bene, pensieri, parole, opere e omissioni?
Domande così, ecco. Per il resto, a me, i tubetti, piacciono più con i legumi, per dire.