Non degli eroi, dubito di chi a loro tributa facili onori

Vi ricordate quando, in tutto il mondo, gli eroi erano i medici e gli infermieri? Quelli ripresi sfiniti sul posto di lavoro dall’obbiettivo di una fotocamera, quelli che diventavano protagonisti delle copertine dei magazine, con i tratti e i colori a metà fra il loro mestiere nel contemporaneo e i tempi della grande crisi di faulkneriana descrizione, finendo addirittura, quali campioni dei fumetti, nei disegni degli artisti più coraggiosi? Bene, era solo un paio di mesi fa. Oggi tutto sembra finito.

Così finito che, in Francia, gli operatori sanitari protestano e un’infermiera viene fermata e trascinata brutalmente via dalla polizia. C’era un meme, l’altro giorno, che girava sui social, e credo sia perfetto, per il momento e per quello che voglio dire: una foto dell’arresto, e sopra le parole della canzone di David Bowie, «We can be heroes, just for one day». Probabilmente, la penna dell’artista londinese nello scrivere quel pezzo avrà risentito delle suggestioni punk a cui fu per un tempo vicina, ma come non condividere, guardando quelle immagini, lo stesso sentimento di sfiducia, scetticismo, pessimismo ai limiti del nichilismo. «Gli eroi son tutti giovani e belli» (auguri per i suoi ottant’anni al Maestrone pavanese), e dura sempre troppo poco il loro tempo; nella vita per come, per loro natura, l’affrontano, o semplicemente, e tristemente, in quello che viene loro concesso dagli applausi dei facili adulatori.

Perché stavo pensando a una cosa, guardano quella foto: il poliziotto che la tiene per i capelli, nei giorni della pandemia, non avrà forse pure lui applaudito agli infermieri? Non avrà magari anche la polizia parigina, come quella italiana o statunitense o da altre parti, fatto suonare le proprie sirene e accesso i lampeggianti delle auto di pattuglia per rendere omaggio al lavoro, e al sacrificio, di quegli stessi operatori che ora, con la forza, sgombera mentre chiedono più tutele e risorse?  

Domande inutili, temo.

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