Tante colpe hanno i leader della sinistra, non però quella di votare per Salvini

Ora arriva anche l’analisi dei flussi elettorali fatta dall’Ipsos a certificare quello che, dai discorsi nei bar agli interventi del pubblico durante i talk show televisivi e passando per i commenti sui social, un po’ già avevamo capito: poco meno del 40% degli iscritti alla Cgil ha votato per i partiti dell’attuale maggioranza di Governo, con la Lega che da sola, alle ultime europee, ha raccolto il 18,5% dei consensi fra i tesserati del sindacato che fu di Di Vittorio e per un Salvini che ormai, tra gli stessi, ha vette di gradimento non lontane dalla metà del totale, il 44%. Tutta colpa dei leader dei partiti di sinistra? Beh, no.

No, perché, per quante responsabilità questi possano avere (e tante ne hanno, non ne ho mai nascosta nessuna), la croce sulla scheda la mettono i singoli elettori, ciascuno per sé stesso. Qui non stiamo parlando di sfiducia nei confronti del Pd, Leu, Rifondazione o altri, ma di fiducia, espressa attraverso il voto e nei sondaggi di opinione, verso la Lega di Salvini. La dico meglio: se io sono deluso da un partito di sinistra, accusandolo di non aver saputo tutelare i miei interessi non è che, per questo motivo, voto a destra; se così fosse, vorrebbe dire che risposte di destra chiedevano le mie istanze. Perché questo sta accadendo (e questo è già accaduto, più o meno un secolo fa, tra l’altro). Pure io sono deluso dal Pd e sono un suo ex elettore, ma non divento, per colpa di Renzi, Bersani o chi per loro, un elettore di Salvini. Se votassi Salvini, vorrebbe dire che Salvini, con le sue parole e i suoi atti, nell’indicare nei migranti la colpa per ogni male della nazione e nella ruspa lanciata a spianare differenze e dissenso l’unica soluzione possibile, interpreterebbe la risposta alle mie domande. E non è così.

Facendo un passo indietro nella storia, può darsi, anzi, è quasi certo che la serie di errori delle forze progressiste e liberali fra il 1918 e il 1922 portò a una sfiducia diffusa nei loro confronti. E però, quanti poi si diedero al sostegno entusiastico di ciò che venne dopo, lo fecero per scelta propria, non per le colpe dei vari Giolitti, Bombacci, Sturzo, Orlando, Einaudi, Nitti, Turati, Bordiga e aggiungeteci voi quelli che vi vengono in mente, a seconda delle sensibilità.

Altrimenti, proseguendo su questa strada che vuole i capi politici unici artefici delle scelte degli elettori, si potrebbe arrivare a dire che l’Italia finì a perseguitare gli ebrei e alleata col peggior regime che la storia ricordi, per colpa dell’incapacità a opporsi più efficacemente e con maggior successo dei vari Matteotti, Gobetti, Carlo e Nello Rosselli, Gramsci…

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