Un consiglio di lettura

«In Italia vivono 13 milioni e 800 mila persone con meno di 830 euro al mese. Parliamo del 23% della popolazione, uno su quattro, a rischio di povertà. Un livello “molto elevato”, lo definisce Bankitalia nella nuova indagine campionaria sui bilanci delle famiglie, relativa al 2016. E non solo perché cresciuto di oltre tre punti percentuali in dieci anni, massimo storico. Ma soprattutto perché colpisce i giovani più degli anziani: il 30% degli under 35, solo il 15% degli over 65. Al Sud più che al Nord: 40 contro 15%. Gli stranieri più degli italiani: 55 contro 20%. Trovare in questi numeri una spiegazione al terremoto elettorale è quasi banale. Il livello della disuguaglianza, misurato dall’indice di Gini, è aumentato di un punto e mezzo tra 2006 e 2016. E, racconta ancora Bankitalia, si è riportato ai livelli toccati alla fine degli anni Novanta. L’asimmetria nella distribuzione dei redditi è tale che il 5% delle famiglie detiene il 40% delle ricchezze nazionali, in media 1,3 milioni di euro. Mentre il 30% appena l’1%: 6.500 euro in media. Tre quarti di questi nuclei sono a rischio di povertà. Una polarità che si è accentuata negli anni più duri della crisi». Così Valentina Conte, su La Repubblica di ieri, martedì 13 marzo 2018, commentando uno studio della Banca d’Italia.

Poi, per carità, si può credere, con buona pace dell’analisi del voto, di aver perso perché le elezioni sono una ruota che gira (“della fortuna”, immagino), che sia tutta colpa di quelli che, per chiusure ideologiche (e su istigazione dei gufi rosiconi, ça va sans dire), si sono ostinati a non voler vedere le magnifiche sorti e progressive messe in atto dal governo dei giovani e bravi o che il tutto sia accaduto perché il Nord è popolato di razzisti restii a pagare le tasse e il Sud di nullafacenti tesi alla ricerca d’un reddito senza lavorare (gli stessi, gli uni e gli altri, che prima vi avevano votato e a cui, dopo, dovrete chiedere ancora i voti; fate voi). Ma io credo che quanti lo facessero commetterebbero quell’errore marchiano che la tradizione vuole attribuire alla facoltà divina dell’accecare quelli che si vogliono perdere.

Chi fino a ieri ha guidato le sorti e i destini del Paese avrà di certo strumenti e facoltà migliori delle mie per capire cosa sia effettivamente successo. Eppure, se fosse nelle corde del proprio essere ascoltare, il suggerimento di leggere quei dati con la lente e la cartina dell’andamento dei fenomeni anche elettorali, oltre che nella sostanza degli avvenimenti politici, mi sentirei di darglielo.

Ovviamente, sapendo che sarebbe ignorato, come sempre, d’altronde.

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