Non sono un militante buono per tutte le stagioni

Mi tocca rispondere a una domanda fattami nei giorni scorsi in un messaggio via social e ripetutami ieri, alla luce, evidentemente, del post che precede questo. Sì, non ho più voglia di impegnarmi. Pensatela come volete, ma vi prego solamente di non venirmi a dire che bisogna prendere parte, che è necessario esserci, che non ci si può tirare fuori; non attacca, non con me, almeno. Ho fatto la mia prima campagna elettorale che non avevo nemmeno l’età per votare e da allora, in forme e misure diverse, ho sempre cercato di dare il mio contributo secondo quello che ritenevo giusto fare. E se questa volta non sarà così, un po’ il beneficio di non essere additato subito quale “indifferente”, nella nota accezione gramsciana, credo di poterlo invocare.

Il fatto, semplicemente, è che non mi sento un militante buono per ogni stagione, tutto qui. Ci sono stato quando ci veniva spiegato che bisognava opporsi al berlusconismo, quando la presa del potere da parte dell’imprenditore delle televisioni faceva disegnare scenari da 1984, il libro, non l’anno, ovviamente, agli stessi commentatori, italiani, ma anche stranieri, che oggi, a pochi anni da allora, ci spiegano che, tutto sommato, meglio lui di quelli che al governo non ci sono mai stati. Ci sono stato quando venivamo portati in piazza per difendere quei diritti e quelle norme che poi, quelli sul palco in quelle occasioni, hanno sacrificato e cancellato appena ne hanno avuto la possibilità. Ci sono stato affianco di quanti, una volta arrivati doveva volevano arrivare, hanno subito spiegato che il problema del Paese era proprio quella sinistra a cui da sempre avevo guardato e che, votandoli, aveva consentito il loro affermarsi nelle istituzioni. In quella stagione, ripeto, ci sono stato; in questa che si apre, non penso di aver nulla da dire o da dare.

E se pensate che questo sia un invito all’astensione, vi fermo subito: io non propongo a nessuno di fare alcunché. Ho detto che, in questo tempo della politica, non intendo impegnarmi, né in un verso, né in un altro. Quello che dico e che scrivo è quello che farò io, ma non voglio minimamente provare a convincere qualcuno della bontà delle mie riflessioni e idee. Non ho soluzioni, ricette, persino punti di vista da far valere sullo stato delle cose presenti. Guardo ed esprimo le mie opinioni, senza la minima volontà di portare a convergere su di esse.

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5 risposte a Non sono un militante buono per tutte le stagioni

  1. Italiote scrive:

    La condotta complessiva degli elettori, che siano astenuti o meno, influirà in ogni caso sul risultato dal quale nessuno potrà poi dirsi estraneo: siamo in democrazia.

    L’astensione è un immensa possibilità irrealizzata: Chiaramente i risultati elettorali che riescono meglio a risvegliare l’interesse verso la politica sono quelli peggiori delle aspettative non personalmente considerate inaccettabili.

    In democrazia si può anche essere un po’ ego-riferiti: è legittimo auspicare che i risultati politici non debbano “peggiorare” di troppo ( a proprio dire) prima che gli astensionisti ricordino di avere l’opportunità di votare

  2. FRANCESCO ROMANO scrive:

    Chi si astiene con le motivazioni espresse è degno di rispetto.
    Sta a chi perderà quel voto, cercare di capire il perchè.
    E se non gli interessa, ben venga una sconfitta.
    Forse almeno quella costringerà a riflettere.
    Non esistono ricatti morali da esercitare nel tempo breve paventando chissà quali sconvolgimenti “se vincono quegli altri”.
    Troppo comodo, mettere spauracchi per nascondere le proprie insufficienze e incapacità – per non dire le proprie eresie politiche – o peggio, per imporre le proprie scelte contando solo sulla necessità di evitare “il peggio”.
    Gioco vecchio nel quale cascano sempre meno – ma comunque tanti ci cascano ancora- .

  3. Italiote scrive:

    Verificare l’ipotesi che l’astensione crescente negli anni non abbia penalizzato in stessa misura tutti i soggetti politici pre-esistenti potrebbe essere certamente utile a misurare l’efficacia della “moralsuasion” che taluni attribuirebbero all’astensione:
    http://www.demos.org/publication/why-voting-gap-matters

    Nonostante l’astensione a doppia cifra, la valutazione del peggio è generalmente soggettiva e per questo non aiuta a riflettere tutti allo stesso modo.

    Essere indifferenti alla possibilità che predomino orientamenti distanti dai propri rende comunque tali scelte implicitamente accettabili.

    Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale e non si è fatto alcun obbligo di attendere che soggetti politici pre-esistenti rinuncino a prediligere chi non si astenga.

    Mai sentito quella del marito che vuole fare dispetto alla moglie ma danneggia sé stesso?

  4. FRANCESCO ROMANO scrive:

    Ma per cortesia, evitiamo di evocare il sacrificio di Eurigene a sproposito.
    Forse, tra Eurigene e assecondare il tradimento dei propri ideali è meglio stare tranquilli

  5. Italiote scrive:

    E per carità ricordiamo che quando si parla di “ideali” c’è chi “evoca” la Costituzione.

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