Arrivati a questo punto, sarebbe come iniziare dalla fine

La discussione nelle forze politiche di centro sinistra sulle alleanze per le prossime regionali di Lazio e Lombardia, sinceramente, non la capisco. No, non per disposizioni personali o per il fatto che non riesca a comprendere come quelli che se ne sono andati dal Pd appena ieri, oggi spieghino che, in un certo qual modo, è necessario stare col Pd. È proprio che non ne capisco modi e tempi.

Non vivo nel Lazio né in Lombardia, pertanto posso pensare di parlarne con un distacco maggiore. In ogni caso, al punto in cui siamo, discutere se allearsi o meno adducendo questioni programmatiche per definire l’intesa mi sembra anacronistico. Zingaretti e Gori sono essi stessi i loro rispettivi programmi elettorali; prendere o lasciare. Di quale diamine di progetti di società volete discutere a due settimane dalla chiusura delle liste? Non avete già capito come intenda governare il Lazio Zingaretti dopo cinque anni alla Pisana? Non sapete quale idea politica abbia uno come Gori, che immaginava «l’esame di cittadinanza» per la fruizione completa del diritto al voto e che giudicava Formigoni il portatore di «un’idea forte di politica»? E pensate che basterebbero quindici giorni per cambiare le cose che non vi piacciono?

Insomma, se due settimane bastano a smussare le cose che non vanno, queste sono così poche o poco significative che ci si potrebbe anche passare sopra. Se invece le stesse e le concezioni della politica e dell’azione di governo che vi sono sottese rappresentano una parte cospicua, se non il tutto, di quello che, si dice, ha portato alla clamorosa rottura e alla rumorosa divisione, allora non credo che il tempo che rimane da qui all’apertura dei seggi elettorali possa bastare per rimediare.

Il rischio, al contrario, è che, nel caso laziale come in quello lombardo, a venir fuori sia la pulsione a diventare governanti di una quota non insignificante di ceto politico dei partiti in gioco, più che la tensione a governare i processi con le idee politiche di cui questi sono, o dovrebbero essere, portatori. Ed è un’immagine davvero triste, per quanto ripetuta e ripetitiva, del come vanno le cose nella mondanità di quell’universo che troppo spesso vive il contrasto fra l’idealizzazione delle tesi da parte di chi ci crede e la riduzione alla pratica nelle mani di chi vi opera.

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1 risposta a Arrivati a questo punto, sarebbe come iniziare dalla fine

  1. Italiote scrive:

    Alcuni trovano difficile accettare che la democrazia comporti soluzioni condivise.

    Le scissioni avvengono generalmente per spezzare le dinamiche del groupthink ed impedire che la disciplina di partito possa essere usata per neutralizzare il dissenso senza giungere a compromessi.

    Per adesso non c’è pensiero unico che susciti sufficienti consensi per operare unilateralmente.

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