Quindi, chi erano i gufi?

Ovviamente, di ogni dato positivo che riguarda la nostra economia non si può che gioire. E se anche quelli sull’occupazione, che speriamo di buona qualità e non connessa esclusivamente alla stagionalità di alcuni picchi di assunzione tipicamente estivi, e sull’andamento del prodotto interno lordo si consolidassero così come le ultime rilevazioni lasciano supporre non potremmo che non aprire le bottiglie messe in cantina e festeggiare. Proprio ieri, l’Istat ci ha detto che la disoccupazione ha registrato una seria flessione, mentre qualche settimana fa, il centro studi di Confindustria ha rivisto a rialzo le stime sulla crescita del Pil per il nostro Paese.

Due splendide notizie, non c’è che dire: più occupati e migliori prospettive per il sistema Italia. Evviva. Ora, mi permetterete un’osservazione, diciamo così, storica. Appena pochi mesi orsono, le stesse voci che, giustamente, adesso festeggiano, spiegavano come, nel caso della vittoria dei “no” al referendum costituzionale, per la nazione sarebbe stato pianto e stridore di denti. Proprio il citato centro studi di Confindustria ammoniva che respingendo le riforme renziane, l’economia italiana sarebbe tornata in recessione. Autorevoli ministri di questo e quel governo, poi, avvertivano che, perdendo i “sì”, i danni sarebbero stati enormi. Infine, i già artefici della stagione che s’ostina a non voler volgere al tramonto vedevano la «paralisi definitiva» profilarsi all’orizzonte di una minacciosa affermazione dei dissenzienti. Nulla di tutto questo è avvenuto, semplicemente perché, per le dinamiche del Paese, le ambizioni costituenti di una classe dirigente divenuta tale per sottrazione, se non proprio dannose, erano e sono quantomeno ininfluenti. Se fossimo usi alle loro categorie, anzi, potremmo sostenere che questi «gufassero» senza avere la minima idea di quanto sarebbe realmente potuto accedere.

Per fortuna loro, ma soprattutto nostra, siamo di schiatta e forgia differente. Quindi, ci fanno piacere i dati positivi, e vorremmo che fossero confermati nel prosieguo del cammino dell’economia d’Italia e d’Europa. Certamente, dormire sonni tranquilli non sarà per noi facile, dato che, sciaguratamente, sul ponte di comando della nave che tutti ci ospita ci sono ancora quelli che finora hanno mostrato nel governo del bastimento affidatogli la perizia vista in ogni situazione, e le doti analitiche che li hanno spinti a vaticinare i giudizi di cui poc’anzi si riferiva.

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