Da tempo l’Italia è sotto osservazione da parte delle agenzie internazionali per questioni legate ai diritti umani e con particolare riguardo agli aspetti dei trattamenti giudiziario e poliziesco di detenuti e fermati. Il nostro Paese è già stato condannato dalla Corte europea per le condizioni delle carceri, misura della civiltà di una nazione, secondo Voltaire, e pure per una cosa di cui ogni sincero democratico dovrebbe provare vergogna, ovvero la «macelleria messicana» allestita nella scuola Diaz di Genova nel 2001.
Proprio nei giorni del quindicesimo anniversario dei fatti del G8, il Senato italiano ha deciso di sospendere la discussione sull’esame del disegno di legge per introdurre nell’ordinamento penale italiano il reato di tortura; un tempismo ineccepibile, non c’è che dire. Una «decisione inqualificabile e infingarda», l’ha definita il senatore dem Luigi Manconi, non certo un acerrimo nemico della maggioranza che l’ha assunta e di cui fa parte, per un provvedimento che attende di essere varato da almeno un trentennio. Il motivo del rinvio? Beh, l’impossibile ricerca della quadratura degli interessi elettorali del socio del Pd, il Nuovo centro destra, che sa tanto di vecchio e poco di centro, del ministro degli Interni Angelino Alfano. E la mancanza di volontà di tutti gli altri senatori di infischiarsene bellamente delle turbe alfaniane, ovvio. Perché sarebbe comodo dar la colpa solo alla trentina di senatori del fu braccio destro di Berlusconi. I componenti di quell’aula sono 315 più quelli a vita; avessero voluto, sarebbero andati avanti. Non hanno voluto, e siamo fermi tutti.
Sulla scorta emozionale degli accadimenti nizzardi, qualche politico investito dell’alto laticlavio a dispetto della levatura (absit iniura verbis) individuale, ha spiegato che non si potevano restringere le facoltà delle forze dell’ordine in un momento in cui l’intera Europa è sotto la minaccia del terrorismo. «Inutile cercare una logica in tutto ciò», ha commentato il già citato Manconi, «c’è solo sudditanza psicologica e spirito gregario». E io sono d’accordo con lui.
Ma mi chiedo: e tutti gli altri?