A invocare la desistenza

I ballottaggi sono la cosa che m’interessa meno delle elezioni: servono a stabilire chi farà il sindaco, e quindi sono importanti, ovviamente, ma non dicono nulla rispetto all’orientamento dell’elettorato che già non sia stato chiarito dal primo turno. Sinceramente, quindi, non saprei che fare se fossi un elettore chiamato a scegliere il prossimo 19 giugno tra proposte in cui comunque non mi riconosco.

Capisco i candidati e i loro sostenitori, che in questa fase corrono il rischio di vanificare il lavoro fin qui svolto. Nondimeno, comprendo quelli che, dalla partita, si sentono esclusi perché, in ogni caso, il risultato sarà per loro senza effetti, o che han già perso o già vinto, perché proprio non c’è nulla che potrebbe cambiare, indipendentemente dall’esito. Quello che mi sorprende è un po’ lo stupore che accompagna l’espressione di disappunto sui volti dei primi quando incontrano il diniego dei secondi: scusate, non volevate la desistenza di tutti quelli non disposti ad applaudirvi? Bene; eccovela.

Perché sì, in fondo è solo questo: uno scollamento, un allentamento del sentimento di comunità che dovrebbe caratterizzare lo stare in un partito o semplicemente da una parte politica. Il messaggio veicolato da tempo, e in questa legislatura con più forza, dai rappresentanti dell’attuale maggioranza di governo è stato principalmente un “lasciateci lavorare”, fate fare a noi che siamo i migliori, non disturbate i manovratori con le vostre istanze di partecipazione e coinvolgimento.

Un tema ripetuto così spesso che alla fine ha convinto.

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1 risposta a A invocare la desistenza

  1. Fabrizio scrive:

    Comunque vadano i ballottaggi sarà un successo, speranzoso e determinato, del No alle riforme del fu partito della nazione e/o del fu patto della santa alleanza( nazareno e non solo) e/o del riciclato piano B del ricompro , ribaratto e rivendo.
    Chi vota scheda bianca e/o ricontinua sulla strada vecchia e conosciuta, come nel modo di dire l’hanno fatto in precedenza e non vedo ……. e come non e’ il momento per una nuova sinistra perche’ occorre pensare ad una sinistra nuova , dovrebbe rivolgersi ai propri elettori con un mea culpa.
    A Roma a sinistra del Pd, a Milano a sinistra con il Pd. Credibile? Affidabile?

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