Pochi pensano prima

Perché e come sono potute crescere, nelle più belle e ricche città europee, sacche di devianza così radicate e forti da spingere centinai di ragazzi, forse, temibilmente, migliaia, a pensarsi disposti al martirio più violento per abbattere le società in cui vivono? Com’è accaduto che non ce ne accorgessimo? Come è potuto succedere che classi dirigenti e funzionari di governo ignorassero forme, natura e dimensioni di un fenomeno tanto potente da terrorizzarci? Perché non si è voluto vedere.

Per anni, ci siamo convinti, e a qualcuno è convenuto che così fosse, che davvero le magnifiche sorti e progressive del capitalismo consumistico portassero benessere per tutti. E così non era, con tutta evidenza, altrimenti non si capirebbe perché in tanti, cresciuti in quel migliore dei mondi possibili, siano da esso alienati al punto di uccidersi pur di danneggiarlo. I pochi che han cercato di dire che non tutto il vero luccicava come nelle pubblicità, sono stati additati a “disfattisti”. E non è una novità.

Purtroppo, sono cose già note. Anche al tempo del terrorismo nostrano, e nella stagione che lo precedette,  si volle ignorare la voce di quanti parlavano di un disagio crescente almeno quanto cresceva il prodotto interno lordo, delle difficoltà d’industrializzare massivamente una nazione contadina, dei limiti dell’inurbamento compulsivo in un paese rurale. “Parole da acchiappalucciole”, le si derise, ignorando, spesso di proposito, che esse volevano solo mettere in guardia dal pericolo nichilista e autodistruttivo a cui conduceva una visione economica e sociale, culturale e politica, che tutto diceva dello sviluppo e nulla spiegava per il progresso. E ora, ancora.

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2 risposte a Pochi pensano prima

  1. Tugnazz scrive:

    Più che un errore direi una strategia, non vi pare?

  2. Fabrizio scrive:

    Pochi pensano prima nel trovare , spazio e tempo , e pochi pensano dopo nel dare , a bassa velocita’ , visioni uniformi e costanti.
    Nell’era della globalizzazzione sarebbe opportuno , diffondere , ampliare , il progetto erasmus.
    Erasmus = musei d’epoca , eta’ della musica, era musicale= mobilita’ sociale=aggregazione culturale=integrazione economica

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