Segnalatomi da un amico con l’intento, probabile e non cattivo, di farmi un dispetto, ho letto un articolo in cui si commentava l’aumento degli iscritti al Pd rispetto all’anno precedente. Senza imbarazzi e sinceramente, la cosa mi fa piacere. Ritengo una buona notizia che in tanti vogliano partecipare alla “politica”, e non può che essere così, visto che spesso ho espresso preoccupazione per l’astensionismo crescente. Il fatto poi che io non condivida quello che quel partito fa è un altro discorso, e rimane del tutto intatto, al di là dei numeri che ha o può assumere.
Per fare una sintesi, il Pd di Renzi è radicalmente, per impianto politico e direi anche per orizzonti di riferimento, diverso da quello di Bersani a cui, nel 2010, avevo aderito. Pertanto, è normale che alcuni oggi decidano di iscriversi mentre ieri se ne stavano lontani e altri, come me, un tempo iscritti, se ne allontanino. Dopotutto, come ci si potrebbe iscrivere a un partito che dice di voler difendere l’articolo 18 e lo Statuto dei lavoratori e rimanerlo in quello che poi li cancella? Come si può aderire a una forza politica che dichiara di avversare la visione manageriale della scuola pubblica e poi continuare a stare in quella che proprio questa approva? Come si fa ad avvicinarsi a una parte che rigetta la logica delle grandi opere tutte cemento e trivelle, le leggi elettorali che tolgono potere a chi sceglie, le riforme costituzionali che limitano la rappresentanza in ossequio a una malintesa “governabilità”, le risposte “securitarie” in temi socialmente sensibili come il diritto alla casa, e rimanerci pure quando tutte quelle cose vota e realizza?
Detta in altri termini, io non sono buono per tutte le politiche. Certo, la prospettiva socialdemocratica e socialista di Bersani probabilmente è naufragata malamente sugli scogli del governo Monti, non lo metto in dubbio. Ma se già non condividevo l’impianto “clintoniano” del Pd di Veltroni, e infatti non m’iscrissi, come potrei ritrovarmi nel solco delle prassi neo-liberiste, seppur nominalmente di sinistra, sulla scorta del “blairismo” (già vecchio alla fine degli anni novanta del secolo scorso, altro che modernità), che animano le azioni del partito e del governo di Renzi?
Ecco perché me ne sono andato. Che altri arrivino o decidano adesso di sostenere quel partito, e magari sono gli stessi che vi si contrapponevano, è naturale, e qualora esso diventasse significativamente più grande e radicato nel Paese e nella società di quanto non fosse prima, nulla aggiungerebbe e nulla toglierebbe alla mia scelta, basata sulle decisioni che il Pd ha assunto negli ultimi anni, non sui consensi o le tessere che ha acquisito negli scorsi mesi o potrebbe ancora nei futuri.
Essere buono per tutte le politiche e’surreale!
Non essere buono per tutte le politiche e’ la realta’ quotidiana della vita!
Per tutte le politiche occorre un sistema , di rappresentanza civica, democratica, politica, legislativa, costituito da sottosistemi , gruppi, apparati, assiemi, ……!