L’apologo di Menenio Agrippa in versione da bar

“I miei figli, d’estate, sono sempre andati per un mese al magazzino generale a spostare le casse della frutta. Sono venuti su normali, non sono speciali”. Lo ha detto qualche giorno fa il ministro del lavoro, a proposito della sua idea per cui tre mesi di vacanza per gli studenti sarebbero troppi. Ora, a pare che conosco ragazzi “venuti su normali” anche se non sono andati ai magazzini a spostar cassette a luglio e agosto, il problema credo che non sia quello.

Quando Poletti dice che non troverebbe “niente di strano se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso, anziché stare solo in giro per le strade”, prende gli applausi. E li prende, perché centra uno dei temi fondanti della nostra cultura popolare: quello della fannullaggine del vicino, dell’altro, di “quelli lì”, che siano studenti, dipendenti pubblici, immigrati. Inoltre, fa leva su un altro tratto caratteristico dello spirito italico: il paternalismo.

Che vadano un po’ a lavorare, questi ragazzi a zonzo da metà giugno all’inizio dell’autunno; male non gli farà, e impareranno di sicuro qualcosa. Ma, a reggere la tesi del titolare del welfare, non è un’idea di sfruttamento; non totalmente, anche perché, altrimenti, non si capirebbe perché la sua parte politica era contro l’abbassamento dell’età per l’obbligo scolastico, visto che ora vogliamo mandare a lavorare ragazzi minorenni, ipotizzando che Poletti non parlasse esclusivamente di quelli del quinto anno delle superiori.

No, è proprio un sentire diffuso e pervasivo, che il ministro coglie e raccoglie, e profonde, per il gaudio plaudente dei suoi ascoltatori, come fosse una versione da bar dell’apologo di Menenio Agrippa: ragazzi, pare dire l’esponente del governo, ascoltate me, dedicatevi da subito a spostare casse al mercato o ad altri impegni manuali o impiegatizi, e datevi da fare.

E state tranquilli, verrebbe da aggiungere a un perfido ascoltatore seduto ai tavoli dello stesso locale, al resto e per voi penseranno quelli che sono titolati a pensare. Voi occupatevi della frutta, delle pratiche sulla scrivania, del montaggio dei filmati, della catalogazione dei reperti, delle chiamate dei clienti, dei pezzi lungo la linea di montaggio, della grafica dei volantini, dell’impaginazione delle brochure, del tavolo 12, della signora alla 324, dell’auto del dottore che va portata al piano di sopra, posteggio 174, sul lato destro dove ci sono quelli riservati. E mi raccomando, fate in fretta e poche chiacchiere; che per farvi fuori, anche da grandi, non serve più cercar nemmeno una “giusta causa”.

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